mercoledì 27 giugno 2012

Né cicale né formiche”. La crisi finanziaria spiegata a (quasi) tutti

Con “Né cicale né formiche” (Dino Audino Editore, 80 pagine, euro 9.90) Giorgio Arfaras tenta di spiegare a tutti, in un linguaggio chiaro e didascalico, i meccanismi della crisi finanziaria. Ne esce un libretto divulgativo, istruttivo e a tratti anche spiritoso. L’impressione di chi conosce l’autore sin dai lontani tempi del liceo è che, nello scrivere questo saggio, egli si sia parecchio divertito.Sin dall’introduzione, Arfaras – direttore della “Lettera Economica” del Centro Einaudi - illustra le diverse “narrazioni di destra e di sinistra”, ma in cuor suo ha l’aria di farsi beffe di entrambe, in virtù di un sano pragmatismo, di una lunga esperienza professionale e della completa padronanza dei meccanismi di politica economica: “Proviamo a vedere se il mondo è davvero governato da fatti incontrovertibili, oppure se ci sono anche – e soprattutto – interpretazioni”.
Alessandro Litta Modignani Alessandro Litta Modignani (1954) è giornalista. È iscritto e milita nel Partito Radicale ininterrottamente dal 1974. Nella Legislatura 2000-2005 è stato capogruppo per i Radicali-Lista Bonino nel Consiglio Regionale della Lombardia. È attualmente membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani. Il debito pubblico italiano è molto alto ma cresce lentamente, spiega Arfaras, mentre il debito di altri Stati, in anni recenti, è cresciuto molto più in fretta. Lo stesso può dirsi del rapporto debito/Pil, che è relativamente stabile. Il nostro debito insomma non peggiora, tuttavia mantiene una “grande vulnerabilità” e rischia di andare facilmente “sotto pressione”. Spiegato questo, l’economista sgombra il campo in due paginette della tesi bizzarra di non pagare il debito. Uno Stato sovrano, per non onorare il debito, dovrebbe garantire le seguenti condizioni: un ferreo pareggio di bilancio; un altrettanto ferreo pareggio della bilancia commerciale; il non possesso, da parte di banche e istituti di credito, di quote significative del debito stesso. Altrimenti sarebbe una soluzione da “Repubblica delle banane”, sorride il liberale Arfaras, che cita proprio l’esempio greco. La Grecia ha vissuto a lungo al di sopra delle proprie possibilità, vendendo all’estero a interessi bassi il suo disavanzo statale. E’ un paese dove “la figlia nubile aveva il diritto di ereditare la pensione del padre defunto”: un welfare “troppo generoso” e alla lunga insostenibile; una specie di “meridione senza nord”. A questo proposito, Arfaras cita il saggio di Luca Ricolfi “Il sacco del Nord” (Guerini e Associati, 2010) e torna a riflettere sulla secessione, per bocciarla nettamente: dati alla mano, essa costerebbe alle regioni del nord Italia un prezzo insostenibile. Molto meglio intraprendere una “sforbiciata” agli sprechi e all’evasione fiscale (nonché all’illegalità diffusa e alla criminalità organizzata, aggiungiamo noi) concentrando gli sforzi soprattutto nelle tre regioni “predatrici nette”: Campania, Calabria e Sicilia.“Il Pil è una buona misura delle cose dell’economia ma non è una misura completa” avverte Arfaras che poi retoricamente si chiede: “ma esistono misure complete?”. Musica, per le orecchie di un radicale...! Un box di due pagine spiega magistralmente il ciclo del settore immobiliare e le differenze in questo campo fra Italia e Usa. Sulle retribuzioni dei top manager: “Se quando gioca Maradona lo stadio è pieno e quando non gioca è vuoto, ha un senso che costui guadagni molto più degli altri; ma un dirigente finanziario cosa fa, di tanto speciale, per avere un reddito pari a 200 volte il reddito medio?”. Tutte le teorie su complotti e cospirazioni sono liquidate con una semplice citazione di Karl Popper, che non ne contesta l’esistenza bensì la facoltà di funzionare. “L’ignoranza – non l’avidità che è emersa per effetto degli incentivi sbagliati – è all’origine della crisi”, questa forse la sintesi più felice ed efficace dell’intero pamphlet.Nel finale fioccano gli aneddoti. “Venti anni fa a Milano”... Cuccia e Mediobanca gestivano il credito alle imprese pressoché in regime di monopolio. “Venti anni fa, a New York”... appuntamento alle 8 del mattino sulle Torri Gemelle con un dirigente Lehman, che afferma: “We are the masters of the world! e Arfaras di rimando: Queste cose le dicevano anche i generali dell’antica Roma. Mi guardò con fastidio – gli ricordavo l’esistenza della hubrys”.

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