venerdì 26 febbraio 2016

Milleproroghe approvato, tutti i rinvii 2016

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Il Senato approva in via definitiva la legge di conversione del Milleproroghe 2016: rinviati part-time per la pensione, contributo licenziamento appalti, contratti di solidarietà, SISTRI.

Part-time per la pensione, contatti di solidarietà difensiva, processo amministrativo telematico, SISTRI: sono alcuni dei provvedimenti per i quali è stata posticipata la scadenza dal Milleproroghe 2016, approvato definitivamente dal Senato il 24 febbraio. La legge di trasformazione del decreto, su cui il Governo ha posto la fiducia, è passata con 155 voti a favore e 122 contrari. Vediamo nel dettaglio le misure che riguardano il mondo delle imprese e del lavoro.
Part-time per la pensione
E’ stato concesso un mese di più per il decreto ministeriale attuativo della misura inserita inLegge di Stabilità che consente al lavoratore a cui mancano meno di tre anni dall’età pensionabile di scegliere un part-time fra il 40 e 60%, maturando però la pensione piena grazie ai contributi figurativi e prendendo uno stpendio più alto rispetto a quello previsto per l’orario ridotto: nell’assegno confluisce anche la parte di contributi a cui il lavoratore rinuncia scegliendo il part-time. Il Milleproroghe estende questa forma di part-time per la pensione anche ai dipendenti iscritti a forme di previdenza obbligatoria sostitutive dell’AGO, quindi ai dipendenti di Poste e Ferrovie dello Stato. Restano invece esclusi i dipendenti del pubblico impiego.
Edilizia
Prorogata per tutto il 2016 l’esenzione dal contributo sul licenziamento in caso di cambi di appalto. Si tratta del contributo dovuto all’INPS dalle imprese che licenziano personale con contratto a tempo indeterminato, dal quale il settore dell’edilizia nei casi di cambi di appalto con successiva assunzione presso il nuovo datore di lavoro, oppure completamento dell’attività e chiusura del cantiere, sono state escluse per il triennio 2013-2015. Il Milleproroghe consente di non pagare il contributo anche per l’intero 2016.
Contratti di solidarietà
Il trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà difensiva resta al 70% per tutto il 2016. La misura riguarda i contratti di solidarietà stipulati prima del 31 dicembre 2015, l’incremento del 10% del trattamento (dal 60 al 70%) è utilizzabile per un massimo di 12 mesi.
Processo telematico
Slitta al primo luglio 2016 la firma digitale obbligatoria per tutti gli atti del giudice, dei suoi ausiliari, del personale degli uffici giudiziari e delle parti nell’ambito del processo amministrativo telematico. Prevista anche una fase di sperimentazione, fino al 30 giungo 2016.
SISTRI
Niente sanzioni per il mancato adeguamento al sistema di tracciabilità rifiuti per tutto il 2016. In pratica, resta fino al 31 dicembre il doppio binario per cui restano dovuti i vecchi adempimenti cartacei, precedenti all’entrata in vigore del SISTRI, oltre a quelli nuovi previsti dal sistema che, di fatto, continua così ad essere in regime transitorio. Come detto, non si applicheranno sanzioni per l’intero anno, solo per quanto riguarda i nuovi adempimenti telematici, con l’eccezione della mancata iscrizione o del mancato versamento del contributo annuale SISTRI, operative a partire dal 1° aprile 2015.
Formazione
Questa non è una proroga, ma una sorta di interpretazione autentica delle norme in materia di IVA sulle attività di aggiornamento professionale svolte dagli organismi di formazione che percepiscono contributi pubblici: è detraibile l’IVA sull’acquisto di beni e servizi, che devono essere utilizzati per operazioni imponibili con diritto alla detrazione stessa.
Equitalia
I Comuni e le partecipate possono continuare per tutto il 2016 a riscuotere i tributi localiattraverso Equitalia.
Editoria
Le imprese di TLC e le emittenti televisive nazionali non possono acquisire quote o partecipare alla formazione di nuove imprese editrici di quotidiani di carta stampata. La norma non si applica ai quotidiani diffusi via web. Prorogato fino al 31 dicembre 2016 il credito d’imposta per l’adeguamento tecnologico delle imprese editoriali. Slitta al 2017 l’obbligo di tracciare telematicamente attraverso il codice a barra le vendite e le rese di quotidiani e periodici.
Altre misure
·         Contratti pubblici: per tutto il 2016 Comuni e Province possono prorogare i contratti di collaborazione coordinata e continuativa anche fuori dal Patto di Stabilità interno. C’è anche una proroga delle assunzioni a tempo indeterminato per alcune amministrazioni (scuole, vigile del fuoco), resta invece la stretta su consulenze e affitti;
·         Fondo pensioni PA: risorse per i fondi di previdenza complementare dei dipendenti pubblici utilizzabili fino a 241mila euro, anche per le spese di avvio dei Fondi;
·         Split payment: somme iscritte in conto residui nel 2015 nel bilancio dello Stato relative allo split payment utilizzabili per il 2016;
·         Bilanci dei partiti: multa di 200 euro per mancata presentazione del bilancio, proroga al 15 giugno 2016 per i rendiconti 2013 e 2014.
·         Scuola: adeguamento strutture alle norme anti-incendio prorogato al 2017, validità graduatorie ad esaurimento docenti fino al 2018/2019;
·         Cittadini non UE: possono usare l’autocertificazione per tutto il 2016 i cittadini non UE in regolare permesso di soggiorno;
·         Taxi abusivi: slitta di un anno il termine per il decreto ministeriale che impedisce i servizi di noleggio con conducenti abusivi.
Ci sono poi misure su specifiche questioni: terra dei fuochi, programma di rigenerazione urbana del territorio di Bagnoli, operatività commissione d’inchiesta sul caso Moro, domande per i riconoscimenti onorifici delle vittime delle foibe, stanziamenti per i lavori a Pompei, conservazione tabulati telefonici processi di mafia, stanziamento beni culturali (museo tattile statale “Omero” di Ancona, Scuola sperimentale di dottorato internazionale “Gran Sasso Science Institute”.
Fonte: Senato, bozza del Milleproroghe

mercoledì 24 febbraio 2016




Tasse prima casa e agevolazioni applicabili: abolizione TASI, sconti IMU-TASI comodato d'uso, bonus mobili giovani coppie, acquisto in leasing, sconti prima casa-bis


Oltre all’abolizione della TASI sull’abitazione principale, le agevolazioni previste dalla Legge di Stabilità 2016 in materia di tasse sulla prima casa sono tante: bonus mobili per giovani coppie, leasing immobiliare, tassazione agevolata per chi vende e riacquista. E c’è anche la proroga dei bonus sulle ristrutturazioni e sulle riqualificazioni energetiche, rispettivamente al 50 e 65%, così come il “vecchio” bonus arredi sempre in caso di ristrutturazione. Vediamo una breve panoramica di tutte le novità.

=> Novità fiscali 2016 in Legge di Stabilità

IMU-TASI

L’esenzione TASI spetta anche sulle pertinenze, tenendo a mente che è possibile correlarne all’abitazione principale un massimo di tre, appartenenti a catastali diverse fra loro (es: su due box accatastati come tali, solo uno può essere esentato). Le eventuali pertinenze escluse dal beneficio pagano l’IMU con l’aliquota prevista in delibera comunale per la tipologia di immobile.

=> Riforma TASI e IMU: aliquote e sconti 2016

Infine, c’è uno sconto IMU sulle abitazioni di lusso: aliquota massima allo 0,4%, non più allo 0,6%, mentre resta la detrazione di 200 euro.
Per gli immobili dati in comodato d’uso ai parenti di primo grado (genitori e figli) è previsto il dimezzamento della base imponibile IMU-TASI, a condizione che il proprietario non possieda altri immobili ad uso residenziale in Italia. L’unica eccezione è rappresentata dal possesso dell’immobile di residenza (quindi la prima casa), oltre a quello dato in comodato al parente, purché le due abitazioni si trovino nello stesso Comune.

=> Comodato: istruzioni per lo sconto IMU-TASI

Acquisto prima casa in leasing

E’ una nuova forma di leasing finanziario che si applica all’acquisto della prima casa, previsto dai commi da 76 a 84 della manovra. In pratica, l’inquilino-futuro acquirente paga un affitto alla banca o all’intermediario finanziario, che di fatto acquista la casa e ne detiene il possesso per un periodo di tempo fissato nel contratto, al termine del quale vende all’inquilino se ne fa richiesta (a un prezzo prefissato). Se l’inquilino-acquirente recede prima della scadenza, l’immobile resta alla banca. Ci sono particolari sconti per le giovani coppie con meno di 35 anni e reddito fino a 55mila euro: detrazione del 19% sul prezzo di affitto fino a un tetto di 8mila euro l’anno, sul prezzo di acquisto fino a 20mila euro.

=> Prima casa in leasing: nuove agevolazioni

Bonus Mobili giovani coppie

Le giovani coppie con almeno uno dei partner sotto i 35 anni che acquistano la prima casa hanno diritto ad un bonus mobili per gli arredi e gli elettrodomestici, che consiste in una detrazione del 50% fino a un tetto di spesa di 16mila euro. L’agevolazione è ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Non c’è bisogno che la coppia sia sposata.

Nuovo acquisto prima casa

I benefici fiscali relativi a imposta di registro e IVA previsti per l’acquisto della prima casa vengono estesi a chi cambia l’abitazione principale acquistando un nuovo immobile che adibisce a prima casa, a condizione che venda quello vecchio entro un anno. L’agevolazione è fruibile anche da chi vi ha fatto ricorso in passato per l’acquisto della precedente abitazione. La norma è contenuta nel comma 55 della manovra. L’entità dello sconto dipende dal venditore: se privato, imposta di registro al 2% e imposta ipotecaria e catastale fissa di 50 euro; se impresa, IVA al 4% e imposte catastale e di registro a 200 euro. L’agevolazione non si applica agli immobili di categoria catastale A1, A8, e A9.

=> Stabilità 2016: agevolazioni prima casa-bis

Bonus edilizia

Prorogate al 31 dicembre 2016 le agevolazioni fiscali per chi ristruttura un’abitazione o effettua lavori di riqualificazione energetica. Nel primo caso, la detrazione resta al 50% fino a un tetto di spesa di 96mila euro, nel secondo caso al 65% con tetti che variano a seconda dei lavori effettuati. Si applica anche il bonus mobili al 50%, per un tetto di spesa di 10mila euro sull’acquisto di arredi ed elettrodomestici destinati all’immobile oggetto di ristrutturazione edilizia.

=> Legge di Stabilità 2016: le nuove detrazioni IRPEF

Altro che pensioni di reversibilità!


           
Una delega generica e troppo ampia. Ci sono le condizioni perché non se ne faccia nulla.
E’ forse il caso di dire che l’ennesima riforma delle pensioni proceda tra mezze bugie e mezze verità. In questi ultimi giorni e ore è toccato a un’ipotesi di riforma, si è comunemente detto, delle pensioni di reversibilità. Cosa ci sarebbe di falso e cosa invece di vero? Cerchiamo allora di fare almeno un po’ di chiarezza, lasciando che sia il governo, eventualmente, ad assumersi poi l’onere di una concreta iniziativa al riguardo.
La discussione parte dal testo di disegno di legge delega (DDL) approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta dello scorso 28 gennaio. Il testo, formato di 1 articolo e 9 commi, contiene una “delega al Governo per il contrasto alla povertà, il riordino delle prestazioni e il sistema degli interventi e dei servizi sociali”. Al fine di adottare le misure consequenziali – e in particolare “una misura nazionale di contrasto alla povertà, individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale” di cui è detto all’art. 1, co. 1 lett. a) -, l’art. 1 co. 1, lett. b) prevede “la razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale, nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi, inclusi gli interventi rivolti a beneficiari residenti all’estero sentito il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, fatta eccezione per le prestazioni legate alla condizione di disabilità e invalidità del beneficiario”.
Da una lettura del testo, ne deriva immediatamente che:

  1. i)alcuna ipotesi specifica è presente in merito alla categoria delle “pensioni di reversibilità”, anche se forse sarebbe il caso di discutere, in ipotesi, piuttosto di “pensioni ai superstiti”; precisando che se alla prima categoria appartengono soltanto le pensioni spettanti al titolare deceduto dopo l’attività di servizio, l’attuale sistema di calcolo delle prestazioni è tuttavia comune sia alle “pensioni di reversibilità” che alle “pensioni indirette” di cui sono destinatari i superstiti del titolare del rapporto previdenziale viceversa deceduto in attività di servizio.
  2. ii)l’opera di “razionalizzazione” e quindi di revisione riguarderebbe invece, in ipotesi, generiche prestazioni di natura assistenziale e altre prestazioni anche di natura previdenziale, fatta eccezione per le prestazioni legate alla condizione di disabilità e invalidità del beneficiario. Rispetto alle categorie di prestazioni, generiche nel testo, il bilancio dell’INPS distingue viceversa tra le seguenti specifiche prestazioni: a) pensioni d’invalidità di vecchiaia e ai superstiti: finanziate dalla contribuzione a carico del datore di lavoro e del lavoratore b) pensioni assistenziali, d’invalidità civile assegni sociali vitalizi particolari categorie di pensioni ante 1989: finanziate dalla fiscalità generale c) ammortizzatori sociali, cassa integrazione guadagni indennità di disoccupazione e di mobilità: finanziate per il 40,5% dai contributi di lavoro e per il restante 59,5% dal finanziamento dello stato d) prestazioni per la famiglia e per il lavoro di cura, maternità e assegni nucleo familiare, finanziate in pratica dallo stato e) prestazioni assistenziali e creditizie in favore dei dipendenti dello stato, finanziate da un contributo di lavoro o pensione specifico a carico degli stessi.
iii)                entrambe le categorie generiche di prestazioni, assistenziali e previdenziali, in ipotesi rivedibili, sarebbero quelle “sottoposte alla prova dei mezzi”. Il richiamo del testo del DDL è alle condizioni reddituali del beneficiario delle prestazioni, in quanto l’espressione richiama la disciplina contenuta nell’art. 38 co. 1 Cost., ovvero “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assegno sociale”.
Limitatamente a quanto qui indicato in termini di obiettivi, il testo del DDL all’art. 1 co. 3 lett. a) fissa anche i relativi “principi e criteri direttivi” a cui il governo deve attenersi. Ovvero, realizzare la “razionalizzazione delle prestazioni di cui al comma 1 lettera b), superando  differenze categoriali e introducendo in via generale principi di universalismo selettivo nell’accesso, secondo criteri unificati di valutazione della condizione economica in base all’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), eventualmente adeguati alla specifica natura di talune prestazioni”. Il ché, in ipotesi, equivale sostanzialmente a dire che:
  1. iv)sarebbero superate le distinzioni categoriali delle prestazioni, che viceversa per il tramite del bilancio INPS abbiamo definite specifiche, e che tuttavia tali sono proprio in virtù di una diversa fonte di provenienza del corrispettivo finanziamento. Pertanto, l’operazione del “superamento” appare quanto meno impropria o incoerente.
  2. v)le condizioni reddituali dei beneficiari (ISEE) potrebbero risultare tali da precludere perfino “l’accesso” a determinate prestazioni in base a “principi di universalismo eventualmente adeguati alla specifica natura di talune (di esse).
In rapida conclusione, a noi sembra piuttosto che la Delega sia troppo generica e ampia e contenga molto ma molto di più che una semplice ipotesi di riforma delle pensioni di reversibilità (o ai superstiti). Pertanto, è presumibile che non se ne faccia niente. Ma comunque, staremo a vedere.

sabato 20 febbraio 2016

Terzo settore, linee guida in Gazzetta

Linee guida per gli appalti di servizi sociali al Terzo Settore: in Gazzetta Ufficiale requisiti, obblighi per Regioni e Comuni, programmazione, erogazione e monitoraggio.
Un testo legislativo che regolamenti in maniera organica l’affidamento di contratti pubblici al Terzo Settore: con questo obiettivo l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha deliberato le “Linee Guida per una revisione organica della disciplina riguardante il Terzo Settore”, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 6 febbraio 2016. Obiettivo: «fornire indicazione operative alle amministrazioni aggiudicatrici e agli operatori del settore», nel rispetto del quadro normativo comunitario e nazionale in materia di servizi sociali, che consentono di effettuare affidamenti ai soggetti del terzo settore in deroga all’applicazione del Codice dei Contratti attraverso forme di aggiudicazione o negoziali che consentano agli organismi del privato sociale la piena espressione della propria progettualità.

=> Il capitalismo a tre dimensioni

Le Linee Guida, specifica l’autorità, dovranno essere integrate dalla Riforma del Terzo Settore e dalla direttiva 2014/24/UE, che prevede ad esempio un regime alleggerito per l’aggiudicazione di appalti sopra i 750mila euro. Il documento parte dal presupposto che la spesa per i servizi sociali «ha un impatto considerevole sulla politica economica del paese», sia sotto il profilo delle risorse impiegate (7 miliardi di euro nel 2012), sia per gli effetti sugli utenti. Di conseguenza, si legge, le amministrazioni devono:
«individuare correttamente il fabbisogno della propria domanda» e adottare «regole di selezione del prestatore di servizi idonee a garantire la qualità dei servizi resi e a stimolarne la produttività».
No a meccanismi concorrenziali che favoriscono comportamenti distorsivi, come
«la presentazione di offerte particolarmente favorevoli sotto il profilo economico ma inaffidabili sotto il profilo qualitativo, la formazione di accordi collusivi finalizzati a compartimentare il mercato di riferimento, la creazione di rendite di posizione volte a impedire l’accesso di nuovi operatori o la fidelizzazione forzata dell’amministrazione nei confronti di un determinato fornitore».
Le amministrazione sono chiamate a prevenire distorsioni sia in fase di programmazione, sia in fase di controllo sull’esecuzione.

=> Imprese sociali: novità e approfondimenti

In fase di programmazione, il potere decisionale deve sempre rimanere in capo all’amministrazione, anche quando l’iter prevede il cinvolgimento del privato sociale, per evitare la spartizione del mercato da parte delle imprese che partecipano al tavolo di progettazione. In questa fase andrà anche incentivata la partecipazione dei cittadini o di organismi pubblici come le scuole, anche attraverso le pagine del sito Internet. I requisiti di partecipazione non devono essere troppo stringenti, evitando in particolare barriere all’ingresso (ad esempio, la dispoibilità di una struttura in cui svolgere l’attività).
L’ambito territoriale di riferimento per la programmazione non sarà il singolo Comune ma coinvolge più enti locali, e normalmente coincide con il distretto sanitario.
Le Regioni stabiliscono i LIVEAS (livelli essenziali dei servizi sociali in funzione delle aree di intervento, della tipologia dei servizi, dei criteri organizzativi e di erogazione). Ogni Comune deve invece avere una “Carta dei servizi sociali“,  che disciplina una serie di aspetti indicati dalle Linee Guida (livelli essenziali, risorse sociali disponibili, standard di qualità, partecipazione dei cittadini), monitorare annualmente le iniziative attivate, in termini di risultati raggiunti, e apportare i cambiamenti necessari alla programmazione successiva. Il criterio prioritario sarà l’andamento storico del rapporto fra domanda, offerta e soddisfazione sul servizio, lasciando sempre all’amministrazione la relativa valutazione.

=> Imprese sociali: pronto il decreto di riforma

Le organizzazioni del Terzo Settore hanno anche un ruolo fondamentale nella co-progettazione, che le amministrazioni sono chiamate a valorizzare, adottare metodi di selezione che prevedano l’accertamento del possesso dei requisiti di affidabilità morale e professionale e l’adeguata valutazione delle caratteristiche e dei costi del progetto presentato. Anche qui, la titolarità delle scelte appartiene sempre all’amministrazione.
Le linee guida prevedono infine una serie di requisiti da rispettare per le modalità di erogazione dei servizi, in termini di autorizzazione e accreditamento, convenzioni con il volontariato, acquisto di servizi e prestazioni, affidamento ai soggetti del terzo settore. Regole particolari sono previste per l’affidamento di servizi e forniture nel settore dell’accoglienza di immigrati e richiedenti asilo, per l’affidamento alle cooperative sociali, i provvedimenti di concessione di benefici economici (sovvenzioni). Infine, ci sono le norme di riferimento in materia di controlli, obblighi di trasparenza e anticorruzione, tracciabilità dei flussi finanziari

giovedì 18 febbraio 2016

Tasse locali in crescita, ecco la classifica



La Legge di Stabilità 2016 ha eliminato la TASI sulla prima casa ma il peso delle tasse locali in Italia continua ad essere molto alto: negli ultimi 20 anni (dal 1995 al 2015), sono passate da 30 a 103 miliardi di euro, con una crescita del 248%, a fronte di un +72% delle tasse centrali. L’anno in cui l’imposizione fiscale locale ha raggiunto il massimo storico è il 2014 (6,6% del PIL) per scendere al 6,3% nel 2015. Gli obiettivi per il 2017 prevedono un ulteriore calo al 5,7% del PIL. I dati sono contenuti in una ricerca Confcommercio-Cer sul rapporto tra spesa pubblica e pressione fiscale.

=> Pressione fiscale PMI: i dati per Regione

Le tasse dirette, IRPEF comunale e regionale, sono cresciute del 155%, con un trend che si è accentuato negli anni della recessione (2007-2014), in cui hanno segnato un +20%.  Nel 1998 meno del 9% dell’imposizione diretta era riconducibile alle Amministrazioni locali, mentre a fine 2014 tale quota è salita al 15%.

=> Scaglioni e aliquote IRPEF 2016

Le tasse sugli immobili dal 2011 al 2015 hanno segnato un balzo del 143%, passando da 9,8 miliardi a 23,9 miliardi di euro (ma nel 2016 ci sarà un calo del 19% su 2015 grazie alla riduzione sulla prima casa), nello stesso periodo la tassa sui rifiuti è cresciuta del 50%. In termini assoluti, la tassazione sugli immobili nel 2011 (ICI) ha garantito un gettito di 9,8 miliardi di euro, che l’anno dopo, con l’introduzione dell’IMU, è balzato a quota 23,9 miliardi. Il tetto massimo è nel 2014, con 20,1 miliardi di IMU e 4,6 miliardi di TASI (con un po’ di malizia, si potrebbe sottolineare che stiamo parlando dell’anno in cui era stata annunciata l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, per rendere meno gravosa la tassazione, ma che in realtà con l’introduzione della TASI ha visto un innalzamento del livello impositivo, con un totale di 24,7 miliardi). Nel 2015, lieve calo a 23,9 miliardi (19,3 di IMU e 4,6 di TASI), nel 2016 si prevede un gettito di 19,4 miliardi, 18,4 di IMU e 1 di TASI.

=> Taglio IMU e TASI: costi e risparmi

Per quanto riguarda la tassa sui rifiuti, che a sua volta dal 2011 al 2015 è stata più volte riformata (TARSU, TARES, TARI), l’imposizione è passata da 5,6 miliardi nel 2011 a 8,4 nel 2015, con un incremento del 50,3%. Il totale delle imposte indirette su immobili e rifiuti segna un incremento del 109,5% dal 2011 al 2015, mentre per il 2016 si prevede un -14%.

=> Tassa sui rifiuti: rincaro TARI fino al 600%

La classifica per città vede la tassazione massima IRAP + IRPEF a Roma, con una pressione totale al 38%, mentre la pressione fiscale più bassa è a Trento, 33,5%. Milano è al 35,9%, Napoli al 37,2%, Bari e Torino entrambe al 36,6%, Genova al 36,2%, Bologna al 36,1%, Venezia al 35,6%, Firenze al 35,3%. Passando alla classifica per Regione, ci sono differenza marcate. Le aliquote IRPEF regionali e comunali più alte in Lazio, Molise, Calabria e Campania, tutte sopra il 2,5%, mentre sotto il 2% ci sono le province di Trento e Bolzano e la Valle d’Aosta.

=> IRPEF e altre imposte: lascia o raddoppia

Anche per le imprese, situazione analoga: l’IRAP è poco sopra l’1% in Sardegna, sfiora il 3% nelle province di Trento e Bolzano, raggiunge le aliquote più alte, vicine al 5%, in Calabria, Campania, Lazio. Lo studio contiene una serie di esempi pratici: a parità di reddito lordo (24mila euro), un cittadino che abita in Basilicata dopo le imposte (nazionali e locali) ha un netto di 19mila 601 euro, che scende a 19mila 561 in Puglia, 19mila 521 in Piemonte, 19mila 462 in Lazio, e 19mila 441 in Calabria. Come si vede, la forchetta massima, fra Calabria e Basilicata, è pari a 160 euro.

Rinfresco allestito per i soci del centro anziani "Ricordi"










mercoledì 17 febbraio 2016

Un "robotdomestico" nelle case di tutti gli anziani


 Ricorderà l'ora della medicina, controllerà i parametri ambientali della casa, monitorerà l'attività fisica dell'anziano e anche la sua alimentazione, lancerà l'allarme in caso di necessità. Ci stanno lavorando dieci partner di sei paesi europei, tra cui la Fondazione Don Gnocchi. Ad agosto la sperimentazione, nel 2018 la fine del progetto





 Ricorderà l'ora della medicina, controllerà i parametri ambientali della casa, monitorerà l'attività fisica dell'anziano e anche la sua alimentazione, lancerà l'allarme in caso di necessità. Ci stanno lavorando dieci partner di sei paesi europei, tra cui la Fondazione Don Gnocchi. Ad agosto la sperimentazione, nel 2018 la fine del progetto
Immaginate un piccolo robot, così facile da gestire da poter essere definito un “elettrodomestico”, che si aggira per la casa delle persone anziane e la monitora 24 ore al giorno, attraverso sensori wireless presenti nell’abitazione, compiendo una serie di operazioni programmate e personalizzate. Un robot che ricorda l’ora dei farmaci piuttosto che un appuntamento preso, che controlla le condizioni ambientali della casa (temperatura, umidità ecc), monitora il livello di attività dell’anziano per stimolarlo a fare più moto, in caso di poca mobilità, o intrattenendolo con giochi, in caso di iperattività. Capace anche di allertare un familiare o un caregiver, nel caso in cui l’anziano cada o ci sia un’emergenza. Non è fantascienza, il robot esiste già e i ricercatori di sei Paesi europei - Regno Unito, Francia, Olanda, Polonia, Grecia e Italia – stanno lavorando per migliorarlo, testarlo ad agosto e definire un prototipo alla portata di tutte le tasche, in modo che possa diventare davvero un ausilio di uso comune nelle case di tutto il mondo, nel 2018 o giù di lì.


Il progetto si chiama EnrichMe (ENabling Robot and assisted living environment for Independent Care and Health Monitoring of the Elderly), è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 e la Fondazione Don Gnocchi con il suo CITT (Centro per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico) ne è partner. Il progetto è partito nel marzo 2015 e si concluderà nel 2018. L’obiettivo del progetto (e del robot) è migliorare la qualità della vita di persone anziane ancora autosufficienti per gran parte delle attività della vita quotidiana, ma che presentano un decadimento cognitivo non grave o una forma lieve di disabilità. Persone ancora in grado di vivere sole, ma su cui non guasta avere un occhio in più.

Foto3


Proprio la Fondazione Don Gnocchi ospiterà da oggi a venerdì 19 febbraio, presso il Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano, il meeting tecnico con tutti i dieci partner del progetto per fare il punto della situazione e procedere nella reaizzazione della parte software della macchina. Ad agosto/settembre ci sarà una sessione di test con un prototipo di EnrichMe, con pazienti neurologici, presso la Casa domotica dell’IRCCS milanese della Don Gnocchi e in una struttura analoga in Olanda

martedì 16 febbraio 2016

NARDUCCIO per Sindaco Milano Informazioni - On Line: Perché il socialismo?di Albert Einstein



E' prudente per chi non sia esperto in materia economica e sociale esprimere opinioni sul problema del socialismo? Per un complesso di ragioni penso di sì.

Consideriamo dapprima la questione dal punto di vista della conoscenza scientifica. Potrebbe sembrare che non vi siano essenziali differenze di metodo tra l'astronomia e l'economia: in entrambi i campi gli scienziati tentano di scoprire leggi generalmente accettabili per un gruppo circoscritto di fenomeni, allo scopo di rendere il più possibile comprensibili le connessioni tra questi stessi fenomeni. Ma in realtà tali differenze di metodo esistono. La scoperta di leggi generali nel campo economico è resa difficile dal fatto che i fenomeni economici risultano spesso influenzati da molti fattori difficilmente valutabili separatamente. Inoltre l'esperienza accumulata dal principio del cosiddetto periodo civile della storia umana è stata, come ben si sa, largamente influenzata e limitata da cause che non sono di natura esclusivamente economica.

Molti dei maggiori Stati, per esempio, dovettero la loro esistenza a conquiste. I conquistatori si stabilirono, giuridicamente ed economicamente, come classe privilegiata nel Paese conquistato. Essi si presero il monopolio della proprietà terriera e formarono un sacerdozio con uomini della loro classe. I preti, avendo il controllo dell'educazione, trasformarono la divisione in classi della società in un'istituzione permanente e crearono un sistema di valori dal quale, da allora in poi, il popolo si lasciò in gran parte inconsciamente guidare nella sua condotta sociale.

Ma la tradizione storica è, per così dire, di ieri; oggi noi abbiamo realmente superato quella che Thorstein Veblen chiamò la "fase predatoria" dello sviluppo umano. I fatti economici osservabili appartengono a quella fase e anche le leggi che noi possiamo ricavare non sono applicabili alle altre fasi. Poiché il vero scopo del socialismo è precisamente di superare e andare al di là della fase predatoria dello sviluppo umano, la scienza economica nelle sue attuali condizioni può gettare ben poca luce sulla società socialista del futuro.

In secondo luogo, il socialismo mira ad un fine etico-sociale. La scienza, viceversa, non può creare fini, e ancormeno imporli agli esseri umani; essa, al massimo, può fornire i mezzi con cui raggiungere certi fini. Questi sono concepiti da persone con alti ideali etici e se essi non sono sterili, ma vitali e forti, sono assunti e portati avanti da quella larga parte dell'umanità che, per metà inconsciamente, determina la lenta evoluzione della società.
Per queste ragioni, noi dovremmo guardarci dal sopravvalutare la scienza e i metodi scientifici quando si tratta di problemi umani; e non dovremmo presumere che gli esperti siano i soli che hanno il diritto di esprimersi su questioni che concernono l'organizzazione della società.

Da un po' di tempo innumerevoli voci asseriscono che la società sta attraversando una crisi, che la sua stabilità è stata gravemente scossa. Caratteristica di questa situazione è che gli individui si sentano indifferenti e persino ostili al gruppo, sia esso grande o piccolo, cui appartengono. Per illuminare questo concetto, ricorderò un'esperienza personale. Recentemente discutevo con un uomo intelligente e di larghe vedute sulla minaccia di una nuova guerra che, a mio giudizio, porterebbe gravi danni all'esistenza del genere umano, e facevo notare che solo un'organizzazione internazionale potrebbe proteggerci da questo pericolo. Allora il mio interlocutore, con molta calma e freddezza mi disse: "Perché siete così profondamente contrario alla scomparsa della razza umana?". lo sono sicuro che solo un secolo fa nessuno avrebbe fatto con tanta leggerezza una dichiarazione di questo genere. E' la dichiarazione di un uomo che si è sforzato di raggiungere il suo equilibrio interno e ha più o meno perduto la speranza di riuscirvi. E' l'espressione di una penosa solitudine e di un isolamento di cui molti soffrono. Quale ne è il motivo? C'è una via d'uscita?

E' facile sollevare queste questioni, ma difficile rispondervi con un certo grado di sicurezza. Tenterò tuttavia, come meglio posso, sebbene sappia che i nostri sentimenti e i nostri sforzi siano spesso contradditori e oscuri e non possano essere espressi in formule semplici e chiare.
L'uomo è, nello stesso tempo, un essere solitario e sociale. Come essere solitario, egli tenta di proteggere la sua esistenza e quella di coloro che gli sono vicini, di soddisfare i suoi desideri personali e di sviluppare le sue innate capacità. Come essere sociale, egli cerca di guadagnarsi la stima e l'affetto degli altri esseri umani, di partecipare alle loro gioie, di confortarli nei loro dolori e di migliorare le loro condizioni di vita.

Solo l'esistenza di questi vari e spesso contradditori sforzi dà ragione del particolare carattere di un uomo, e le loro speciali combinazioni determinano in quale grado un individuo possa raggiungere un equilibrio profondo e contribuire al benessere della società. E' possibile che la relativa forza di questi due indirizzi sia in gran parte determinata dall'eredità. Ma la personalità che emerge alla fine è largamente formata dall'ambiente nel quale accade che l'uomo si trovi durante il suo sviluppo, dalla struttura sociale in cui cresce, dalle tradizioni di quella società e dal suo giudizio sui particolari tipi di comportamento. L'astratto concetto di "società" significa per l'essere umano individuale la somma totale dei suoi rapporti diretti e indiretti con i suoi contemporanei e con tutti gli uomini delle precedenti generazioni.

L'individuo è in grado di pensare, sentire, lottare e lavorare da solo; ma è tale la sua dipendenza dalla società, nella sua esistenza fisica, intellettuale ed emotiva, che è impossibile pensare a lui o comprenderlo fuori dalla struttura della società. E' la "società" che provvede l'uomo del cibo, dei vestiti, della casa, degli strumenti di lavoro, della lingua, delle forme di pensiero e della maggior parte dei contenuti del pensiero; la sua vita è resa possibile dal lavoro e dalle realizzazioni dei molti milioni di uomini, passati e presenti, che si nascondono dietro la piccola parola "società".

E' evidente perciò che la dipendenza dell'individuo dalla società è un fatto di natura che non può essere abolito; proprio come nel caso delle formiche e delle api. Tuttavia, mentre l'intero processo della vita delle formiche e delle api è fissato fin nei più piccoli dettagli dai rigidi istinti ereditari, il modello sociale e le relazioni tra gli esseri sociali sono molto variabili e suscettibili di mutamenti. La memoria, la capacità di nuove combinazioni, il dono della comunicazione verbale hanno reso possibili tra gli essere umani sviluppi che non sono dettati da necessità fisiologiche. Tali sviluppi si manifestano in tradizioni, istituzioni e organizzazioni, nella letteratura, nel perfezionamento scientifico e costruttivo, in opere d'arte. Questo spiega come accade che, in un certo senso, l'uomo possa influenzare la propria vita con la sua condotta, e che in quel processo possano avere una parte il pensiero e la volontà consapevoli.

L'uomo acquista dalla nascita, per eredità, una costituzione biologica che dobbiamo considerare inalterabile e fissa, che contiene gli impulsi naturali caratteristici della specie umana. Inoltre, nel corso della sua vita, egli acquista un abito culturale che riceve dalla società per mezzo di un complesso di rapporti e di molte altre specie di influenze. Questo abito culturale, col passare del tempo, è soggetto a mutamento e determina in grado molto elevato le relazioni tra l'individuo e la società. Su questo possono poggiare le loro speranze coloro che lottano per migliorare il destino dell'uomo; gli esseri umani non sono condannati, a causa della loro costituzione biologica, ad annientarsi l'un l'altro o a essere alla mercé di un destino crudele.

Se ci domandiamo come la struttura della società e l'atteggiamento culturale dell'uomo dovrebbero essere modificati al fine di rendere la vita umana quanto più possibile soddisfacente, dobbiamo essere costantemente consci che vi sono certe condizioni che non possono essere modificate. Come ho già detto, la natura biologica dell'uomo non è soggetta a mutamenti, almeno praticamente. Inoltre, gli sviluppi tecnologici e demografici degli ultimi secoli hanno creato condizioni destinate a durare. In popolazioni stabili e di densità relativamente elevata, con i beni indispensabili alla loro esistenza, sono assolutamente necessari un'estrema divisione del lavoro e un sistema produttivo altamente centralizzato. Il tempo, ai nostri occhi così idillico, in cui gli individui o gruppi relativamente piccoli potevano essere completamente autosufficienti, è passato per sempre. E' appena una lieve esagerazione affermare che il genere umano costituisce fin d'ora una comunità planetaria di produzione e di consumo.

Eccomi giunto al punto in cui mi è possibile indicare brevemente che cosa per me costituisca l'essenza della crisi del nostro tempo. L'individuo è divenuto più che mai consapevole della sua dipendenza dalla società. Questa dipendenza però egli non la sente come positiva, come un legame organico, come un fatto produttivo, ma piuttosto come una minaccia ai suoi diritti naturali o anche alla sua esistenza economica. Inoltre, la sua posizione nella società è tale che gli impulsi egoistici del suo carattere vanno costantemente aumentando, mentre i suoi impulsi sociali, che sono per natura più deboli, vengono di mano in mano deteriorandosi. Tutti gli esseri umani, qualunque sia la loro posizione nella società, sono danneggiati da questo processo di deterioramento. Inconsciamente prigionieri del loro egoismo, essi si sentono malsicuri, soli e privi dell'ingenua, semplice e non sofisticata gioia della vita. L'uomo può trovare un significato alla vita, breve e pericolosa com'è, solo votandosi alla società.

L'anarchia economica della società capitalistica, quale esiste oggi, è secondo me la vera fonte del male. Vediamo di fronte a noi un'enorme comunità di produttori, i cui membri lottano incessantemente per privarsi reciprocamente dei frutti del loro lavoro collettivo, non con la forza ma, complessivamente, in fedele complicità con gli ordinamenti legali. Sotto questo punto di vista è importante comprendere che i mezzi di produzione -vale a dire tutta la capacità produttiva che è necessaria sia per produrre beni di consumo quanto per produrre capitale addizionale- può essere legalmente, e per la maggior parte dei casi è, proprietà dei singoli individui.

Per semplicità, nella discussione che segue, io chiamerò "lavoratori" tutti coloro che non partecipano alla proprietà dei mezzi di produzione, sebbene ciò non corrisponda all'uso abituale del termine. Il proprietario dei mezzi di produzione è in grado di comperare il potere-lavoro del lavoratore. Usando i mezzi di produzione, il lavoratore produce nuove merci che divengono proprietà del capitalista. Il punto essenziale di questo processo è la relazione tra ciò che il lavoratore produce e la misura in cui viene pagato, misurando entrambe le cose in termini di valore reale. Dal momento che il contratto di lavoro è "libero", ciò che il lavoratore percepisce è determinato non dal valore delle merci che produce, ma dalle sue esigenze minime e dalla richiesta capitalistica di potere-lavoro, in relazione al numero dei lavoratori che sono in concorrenza tra di loro per i posti di lavoro. E' importante comprendere che anche in teoria il pagamento del lavoratore non è determinato dal valore del suo prodotto.

Il capitale privato tende a essere concentrato nelle mani di una minoranza, in parte a causa della concorrenza tra i capitalisti e in parte per il fatto che lo sviluppo tecnologico e la crescente divisione del lavoro incoraggiano la formazione di più larghe unità di produzione a spese delle più piccole. Il risultato di questo sviluppo è un'oligarchia del capitale privato, il cui enorme potere non può essere effettivamente arrestato nemmeno da una società politica democraticamente organizzata. Ciò è vero dal momento che i membri dei corpi legislativi sono scelti dai partiti politici, largamente finanziati o altrimenti influenzati dai privati capitalisti che, a tutti gli effetti pratici, separano l'elettorato dalla legislatura.

La conseguenza si è che di fatto i rappresentanti del popolo non proteggono sufficientemente gli interessi degli strati meno privilegiati della popolazione. Inoltre, nelle condizioni esistenti, i capitalisti privati controllano inevitabilmente, in modo diretto o indiretto, le principali fonti d'informazione (stampa, radio, insegnamento). E' così estremamente difficile, e in realtà nella maggior parte dei casi del tutto impossibile, che il cittadino privato giunga a oggettive conclusioni e a fare un uso intelligente dei suoi diritti politici.

La dominante in un'economia fondata sulla proprietà privata del capitale è caratterizzata da due principi basilari: primo i mezzi di produzione (il capitale) sono posseduti da privati e i proprietari ne dispongono come meglio credono; secondo, il contratto di lavoro è libero. Naturalmente una società capitalistica pura, in questo senso non esiste. In particolare si dovrebbe notare che i lavoratori, attraverso lunghe e dure lotte politiche, sono riusciti ad assicurare per certe loro categorie una forma alquanto migliorata di "libero contratto di lavoro". Ma, presa nell'insieme, l'economia odierna non differisce dal "puro" capitalismo.

Si produce per il profitto, non già per l'uso. Non esiste alcun provvedimento per garantire che tutti coloro che sono atti e desiderosi di lavorare siano sempre in condizioni di trovare un impiego; un "esercito di disoccupati" esiste quasi in permanenza. Il lavoratore vive nel costante timore di perdere il suo impiego. Poiché i disoccupati e i lavoratori mal retribuiti non rappresentano un mercato vantaggioso, la produzione delle merci per il consumo è limitata, con conseguente grave danno. Il progresso tecnico spesso si risolve in una maggiore disoccupazione, piuttosto che in un alleggerimento del lavoro per tutti. Il movente dell'utile, insieme con la concorrenza tra i capitalisti, è responsabile dell'instabilità nell'accumulazione e nell'utilizzazione del capitale, destinata a portare a crisi sempre più gravi. Una concorrenza illimitata porta a un enorme spreco di lavoro e a quel deterioramento della coscienza sociale degli individui cui ho prima accennato.

Questo avvilimento dell'individuo io lo considero il maggior male del capitalismo. Tutto il nostro sistema educativo ne è danneggiato. Un'attitudine competitiva esagerata viene inculcata allo studente, così condotto, come preparazione alla sua futura carriera, ad adorare il successo.

Sono convinto che vi sia un solo modo per eliminare questi gravi mali: la creazione di una economia socialista, accompagnata da un sistema educativo volto a fini sociali. In una tale economia i mezzi di produzione sono di proprietà della società e vengono utilizzati secondo un piano. Un'economia pianificata che adatti la produzione alle necessità della comunità, distribuirebbe il lavoro tra tutti gli abili al lavoro e garantirebbe i mezzi di sussistenza a ogni uomo, donna e bambino.

L'educazione dell'individuo, oltre che incoraggiare le sue innate qualità, dovrebbe proporsi di sviluppare il senso di responsabilità verso i suoi simili, invece dell'esaltazione del potere e del successo che è praticata dalla nostra attuale società.

E' tuttavia necessario ricordare che un'economia pianificata non è ancora socialismo. Un'economia pianificata come questa può essere accompagnata dal completo asservimento dell'individuo. Il raggiungimento del socialismo richiede la soluzione di alcuni problemi politico-sociali estremamente difficili: come è possibile in vista di una centralizzazione di vasta portata del potere politico ed economico, impedire che la burocrazia divenga potente e prepotente? Come possono essere protetti i diritti dell'individuo ed essere con ciò assicurato un contrappeso democratico alla potenza della burocrazia?

Albert Einstein (da Monthly Review, New York, maggio 1949)
NARDUCCIO per Sindaco Milano Informazioni - On Line: Perché il socialismo?di Albert Einstein: E' prudente per chi non sia esperto in materia economica e sociale esprimere opinioni sul problema del socialismo? Per un complesso ...

Canone RAI in bolletta: i criteri nel decreto attuativo


Slitta il decreto attuativo del Canone RAI in bolletta con i nodi da sciogliere: identificazione residenza, rischio doppia imposizione, fatturazione, multe.


Il decreto attuativo sul pagamento del canone RAI in bolletta è in ritardo: in base al testo della norma inserita in Legge di Stabilità, doveva essere pronto entro il 15 febbraio (45 giorni dall’entrata in vigore della manovra). Il provvedimento è comunque in dirittura d’arrivo e, secondo quanto si apprende, contiene una serie di chiarimenti. Ad esempio per in contribuenti che hanno più di un’utenza elettrica. Il criterio generale è indicato al comma 153 della legge 208/2015, in base al quale la detenzione di un apparecchio televisivo si presume


«nel caso in cui esista un’utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua residenza anagrafica».



I dettagli del decreto attuativo sono ancora in discussione nell’ambito di un tavolo tra ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Economia, Autorità per l’energia elettrica e il gas,  associazioni di rappresentanza delle aziende elettriche. Su alcuni punti fondamentali le idee sono relativamente chiare:



  • Abitazione di residenza da parte della compagnia elettrica: la società che fornisce l’elettricità sa se si tratta o meno di una prima casa, perché in base a questo si calcola la tariffa. Possono esserci però dei casi difficili da identificare, ad esempio le forniture con tariffa “D3″ (potenza superiore a 3 Kw) che si applica sia alle prime case sia alle altre abitazioni. Sarà l’Agenzia delle Entrate a comunicare se si tratta o meno di abitazione di residenza all’Acquirente unico, che a sua volta comunicherà il dato alle compagnie elettriche.

  • Coniugi con diversa residenza: in base al criterio generale, ognuno dei due pagherà il canone RAI.
    Proprietario e inquilino
    Come chiariscono le FAQ RAI, è sempre l’inquilino che paga il canone (anche se affitta una casa arredata in cui è presente un televisore). Ma se la bolletta è intestata al proprietario? Sarà il decreto attuativo a spiegare come comportarsi operativamente per evitare il doppio canone al proprietario. Questo vale per tutti i casi in cui ci sia un’utenza elettrica con intestatario diverso dal residente nell’appartamento: le modalità applicative dovranno rendere chiaro come comportarsi in ogni singola situazione, spiegando se l’intestatario della bolletta non tenuto al pagamento del canone deve effettuare qualche adempimento per evitare una doppia imposizione, con le relative modalità operative.
    Per risolvere tutti i casi in cui si rischia una doppia imposizione, lo sforzo fondamentale riguarda le comunicazioni fra i diversi enti: Agenzia delle Entrate, compagnie elettriche, enti locali. Il comma 156 della Legge di Stabilità prevede esplicitamente che per l’attuazione della misura relativa al canone RAI in bolletta
    «l’Anagrafe tributaria, l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, l’Acquirente Unico Spa, il Ministero dell’interno, i comuni, nonché gli altri soggetti pubblici o privati che ne hanno la disponibilità sono autorizzati allo scambio e all’utilizzo di tutte le informazioni utili, e in particolare dei dati relativi alle famiglie anagrafiche, alle utenze per la fornitura di energia elettrica, ai soggetti tenuti al pagamento del canone di abbonamento alla televisione, ai soggetti beneficiari delle agevolazioni».
    Tutto questo, anche nei confronti di coloro che sono esenti. Sarà per esempio necessario evitare che arrivi in bolletta il canone RAI agli anziani con più di 75 anni e reddito inferiore agli 8mila euro annui. Altri casi di esenzione previsti: militari, agenti diplomatici e consolari, rivenditori e riparatori tv.
    Fatturazione
    Modalità di fatturazione per chi effettua il cambio di utenza elettrica nel corso dell’anno: per novembre o dicembre, è il nuovo fornitore ad inserire il canone in bolletta dal gennaio dell’anno successivo; bisognerà invece attendere il decreto per capire cosa succede se il cambio arriva in altro mese, tenendo conto che il pagamento del canone RAI è fatturato in dieci rate di pari importo (rate da 10 euro, importo totale 2016: 100 euro) nelle bollette da gennaio a ottobre. Ricordiamo che in questo 2016, primo anno di applicazione, il primo addebito avverrà invece a luglio 2016.
    Infine, la questione fondamentale delle multe sugli eventuali arretrati. Per quanto riguarda la situazione dal 2016 in poi, sarà il decreto ministeriale a stabilire in che modo dovranno comportarsi le compagnie elettriche per gestire i casi di morosità. Una precisazione importante però è già arrivata: le nuove modalità di riscossione attraverso la bolletta elettrica riguardano esclusivamente i canoni maturati dal primo gennaio 2016 e non eventuali precedenti arretrati.

lunedì 15 febbraio 2016

CARNEVALE 2016 IN UN CENTRO ANZIANI DI ROMA

RICEVIAMO DAL SENIOR Americo Tafaro :"Questa è la gara delle maschere,al circolo che io partecipo."




venerdì 12 febbraio 2016

Compilazione CU 2016 per sostituti d’imposta

Software di compilazione e controllo CU 2016: procedure e strumenti per i sostituti d'imposta sul sito dell'Agenzia delle Entrate.




In vista delle scadenze per il modello CU 2016, sono disponibili software e specifiche tecniche per i sostituti d’imposta chiamati all’adempimento: l’applicazione Certificazione Unica 2016 consente la compilazione (indicando i redditi da lavoro dipendente e autonomo, provvigioni e redditi diversi) e la creazione del file da inviare telematicamente. Il tutto direttamente dal Web. Ricordiamo che, in base al provvedimento di approvazione della Certificazione Unica 2016, sono disponibili due diversi modelli: quello sintetico da rilasciare al dipendente o collaboratore entro il 29 febbraio, quello ordinario da inviare all’Agenzia delle Entrate entro il 7 marzo.




Compilazione


Per eseguire il software di compilazione CU 2016 bisogna scaricare la versione Java virtual machine 1.7, disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Il programma funziona con tutti i sistemi operativi e prevede i seguenti requisiti minimi: Windows 8, Windows 7, Windows Vista; Linux (garantito sulle distribuzioni Ubuntu, Fedora e Red-hat 9); Mac OS X 10.7.3 e superiori.


Cliccando sul linkModello Certificazione Unica 2016“,  l’applicazione si connette al server Web per verificare l’esistenza di una versione più recente del software e, in caso, procedere all’aggiornamento. Per gli utenti Windows, dopo il primo avvio l’applicazione si può eseguire da “Start/Tutti i programmi/Unico on line“.


Verifica


L’Agenzia delle Entrate ha rilasciato anche i software di controllo per evidenziare, mediante appositi messaggi di errore, le anomalie o incongruenze riscontrate tra i dati contenuti nel modello di dichiarazione (con relativi allegati) e le specifiche tecniche. Per gli utenti abilitati ai servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, ci sono software di controllo specifici per i sistemi Windows e Mac, mentre gli utenti non abilitati possono usare l’applicazione direttamente dal Web, con tutti i sistemi operativi (anche Linux). I requisiti minimi sono gli stessi previsti per il software di compilazione. Il link di partenza è “procedura di controllo relativa al modello di certificazione unica 2016“. Sempre per gli utenti Windows, dopo il primo collegamento si possono eseguire le operazioni direttamente dal desktop.


Risorse


Sulla pagine web dell’Agenzia delle Entrate dedicata alla Certificazione Unica sono presenti: i modelli di dichiarazione CU ordinario e sintetico, le istruzioni per la compilazione (aggiornate al 4 febbraio con ulteriori le precisazioni rispetto al primo rilascio), i software di compilazione e controllo, le specifiche tecniche e le FAQ (risposte alle domande più frequenti). Infine, una sezione con le tabelle per l’individuazione degli oneri detraibili e deducibili, categorie particolari, paesi esteri, redditi esenti, partiti politici ammessi alla destinazione volontaria del due per mille dell’IRPEF.




Scadenze


La Certificazione Unica 2016 è una delle fonti principali che l’Agenzia delle Entrate utilizza per la predisposizione del 730 precompilato, che sarà disponibile per i contribuenti a partire dal prossimo 15 aprile. Per i redditi che non confluiscono nel 730 precompilato (in pratica per i redditi da lavoro autonomo) c’è una proroga: è possibile inviare questi modelli di CU 2016 all’Agenzia delle Entrate anche dopo il 7 marzo, senza applicazione di sanzioni. Il termine ultimo è il 31 luglio.


Fonte: software di compilazione e software di controllo CU 2016