giovedì 30 ottobre 2014

Pensioni, ecco come si calcola la quota 96

by Pensioni Oggi
Per via delle tante deroghe alla Riforma Fornero resta ancora attuale il sistema delle quote per la pensione di anzianità prevista dalla disciplina previdenziale in vigore sino al 31 Dicembre 2011.
Nonostante l'introduzione della Riforma Fornero dal 1° Gennaio 2012, provvedimento che ha di fatto abolito la pensione di anzianità, moltissimi lavoratori continuano ad avere necessità di mantenere un occhio rivolto alla vecchia disciplina pensionistica. Ciò per via delle tante deroghe previste al Dl 201/2011 che consentono a diversi lavoratori la possibilità di fruire, per l'appunto, delle vecchie regole previdenziali. Sono moltissimi infatti i quesiti dei lettori che chiedono come funzionava la quota 96, quella valida sino al 31 dicembre 2012, per perfezionare la pensione di anzianità. Vediamo dunque quali erano i requisiti per accedere.

La quota 96 si determina con il perfezionamento di un requisito anagrafico minimo di almeno 60 anni di età ed uno contributivo di almeno 35 anni di contribuzione. Nei fatti la quota 96 si può raggiungere o con 60 anni e 36 di contributi oppure con 61 anni e 35 anni di contributi. Ma possono essere fatte valere anche le frazioni di quota. Cioè è possibile sommare 60 anni e 6 mesi con 35 anni e mezzo di contributi. Non è possibile invece sommare ad esempio 59 anni e 37 di contributi, oppure 34 anni di contributi e 62 anni di età. I requisiti sono validi per i lavoratori dipendenti (del settore privato o pubblico), quindi non per gli autonomi, e vanno perfezionati nel periodo temporale intercorrente tra il 1.1.2011 al 31.12.2012. Dal 2013 e sino al 2015 scatta infatti la quota 97,3 con un minimo di ben 61 anni e 3 mesi di età.

Il requisito minimo contributivo di 35 anni per il raggiungimento della quota deve essere perfezionato escludendo la contribuzione figurativa per disoccupazione ordinaria e malattia.


Chi deve tenere sotto occhio la quota 96 - Con l'abolizione della pensione di anzianità la quota 96 è andata in soffitta ed è stata sostituita dalla pensione anticipata. Ma, come si diceva all'inizio dell'articolo, alcuni lavoratori devono tenere ben presente la vecchia normativa. Chi sono? Prima di tutto i lavoratori salvaguardati o potenziali tali. Infatti, per effetto delle tante deroghe alla Riforma Fornero (da ultimo quella in materia di sesta salvaguardia), le vecchie regole vengono, a talune condizioni, fatte "rivivere" in via eccezionale. Con la sesta salvaguardia, ad esempio, si stabilisce che coloro che, con la vecchia normativa pensionistica, avrebbero avuto l'apertura della finestra entro il 6.1.2016 possono, nei limiti delle risorse disponibili e dei profili di tutela ivi previsti, andare in pensione in deroga alla Riforma Fornero. Ecco dunque che un soggetto che ha maturato la quota 96 nel 2012 (e che avrebbe visto quindi l'apertura della finestra mobile nel 2013) potrebbe presentare istanza per l'ammissione al beneficio.

In secondo luogo i lavoratori dipendenti del settore privato. Ai sensi dell'articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011 chi ha raggiunto la quota 96 entro il 2012 potrà beneficiare del trattamento anticipato a 64 anni. Per le donne bastano anche solo 60 anni e 20 di contributi.

Anche i quota 96 della scuola devono tener ben in evidenza tali requisiti. Anche se ad oggi la deroga in loro favore non è passata, nei prossimi tempi potrebbe essere riproposta. E in tal caso se la quota 96 è stata perfezionata entro la fine dell'anno scolastico 2011/2012 potrebbero essere ammessi al beneficio. Un'altra deroga è poi prevista per i prepensionamenti del pubblico impiego.

Riforma Pensioni, nella sanità il pensionamento d'ufficio scatta a 65 anni
Pensioni, ecco le regole di pensionamento vigenti sino al 2011


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Bonus Ristrutturazioni ed Energia: ritenuta 8% nel Ddl Stabilità

Raddoppia la ritenuta d'acconto che banche e poste operano sui bonifici di pagamento dei lavori di ristrutturazione ed efficienza energetica agevolati: la misura nella Legge di Stabilità 2015.

I contribuenti che faranno nel 2015 lavori di ristrutturazione edilizia o di recupero energetico utilizzando le agevolazioni o usufruendo del bonus mobili, continueranno ad applicare le aliquote di detrazione fiscale 2014, prorogate dalla Legge di Stabilità, ma con raddoppio della ritenuta d’acconto: dal 4 all’8%. Lo stabilisce la manovra economica, all’articolo 44, comma 27.

=> Scarica il testo della Legge di Stabilità 2015


Detrazioni 50% e 65%

Le detrazioni edilizie, il bonus energia e il bonus mobili sono stati confermati nelle misure del 50 e del 65%, con le stesse regole del 2014 e senza far scattare le riduzioni previste dalla Legge di Stabilità dello scorso anno e gli articoli 14 e 16 del DL 63/2013.

Ritenuta d’acconto 8%

Il Ddl Stabilità 2015 va invece a cambiare l’articolo 25, comma 1 del Dl 78/2010, in base al quale nel momento con cui il contribuente effettua il bonifico all’impresa che ha eseguito i lavori, intendendo poi usufruire dell’agevolazione fiscale, la banca o Poste Italiane effettuano la ritenuta fiscale. Inizialmente era pari al 10%, poi era scesa al 4% nel 2011 e ora la Legge di Stabilità la riporta all’8% dal prossimo 1 gennaio.

=> Aumento IVA e tasse nascoste nella Legge di Stabilità

Attenzione: la ritenuta si trattiene solo nel caso in cui il contribuente intenda avvalersi delle detrazioni sulle ristrutturazioni e di conseguenza, nel momento in cui effettua il bonifico, segue tutte le indicazioni del caso (citando quindi gli estremi della legge che concede le detrazioni, il codice fiscale o la partita IVA del beneficiante, ecc.).
Sui bonifici per lavori non agevolati non si trattiene alcuna imposta. Si ricorda che il momento rilevante, ai fini fiscali, è quello in cui viene effettuato il pagamento e non quello in cui il beneficiario (l’impresa che ha eseguito i lavori), riceve la somma. Quindi, i bonifici effettuati entro il prossimo 31 dicembre continueranno ad avere la ritenuta al 4%, mentre dal primo gennaio, con l’entrata in vigore della Legge di Stabilità 2015, l’aliquota salirà all’8%.
FONTE PMI

martedì 28 ottobre 2014

Farmaci: Lorenzin a Federanziani, si’ ad advisory board su maculopatie

(ASCA) – Roma, 21 mag 2014 – ”Si’ ad un Advisory Board sulle maculopatie. Il ministero ne fara’ parte”. L’annuncio del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, arriva a margine del ”Coordinamento aderenti e partecipanti FederAnziani‘ delle regioni del Centro Italia con oltre 1500 delegati, organizzato per la definizione delle linee guida per il III Congresso della Corte di Giustizia Popolare per il Diritto alla Salute del prossimo fine Novembre che vedra’ coinvolti 11mila partecipanti. ”FederAnziani e FIMMG auspicano la costituzione di un Advisory Board su maculopatie con tutte le Societa’ Scientifiche di oftalmologia, e con il coinvolgimento, oltre che del Ministero Salute, del CSS, dell’AIFA e dei NAS; le due organizzazioni ribadiscono che verra’ creata una locandina da distribuire nei 25.000 studi dei medici di medicina generale e nei 3600 centri anziani, e un numero verde riservato ai cittadini over 60, attraverso il quale, con il supporto dei medici, si possa rispondere ad un questionario cartaceo realizzato dall’Advisory Board. Grazie alle risposte dei pazienti sara’ possibile sapere quando il paziente e’ stato curato, da chi, con quale farmaco, se l’infiltrazione e’ stata effettuata in sala operatoria o meno e quali costi ha dovuto sostenere. Il nostro auspicio e’ che questo call center possa essere diretto dall’AGENAS, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali”. Spiegano Roberto Messina, Presidente di FederAnziani, la Federazione delle associazioni della terza eta’ e Giacomo Milillo, Segretario Generale della FIMMG. ”Il Ministero – ha detto Lorenzin – fara’ sicuramente parte dell’Advisory Board, perche’ e’ nello spirito sia della legge che del parere dato dal Consiglio Superiore di Sanita’ applicare la norma e farlo in sicurezza; Avastin va spacchettato sotto cappa, va realizzato nelle farmacie ospedaliere. Poi abbiamo la necessita’ di registrare quelli che sono gli effetti rispetto ad una grande platea nell’applicazione di un farmaco off-label e ritengo che sia anche nello spirito, tra l’altro, del mondo associativo e della difesa dei consumatori, che in questo caso non sono consumatori, ma sono i pazienti”.
 red/mpd 211238 MAG 14 NNNN
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lunedì 27 ottobre 2014

Sanità, Mantovani: 435 milioni a sostegno della psichiatria

"La Lombardia è la regione che investe di più sul tema della psichiatria. Si tratta infatti di una tematica spesso piuttosto trascurata e questo non va certo a beneficio dei pazienti. Noi invece ne rivendichiamo la centralità, essendo una questione di ordine sociale di grande rilievo perché coinvolge famiglie, comunità, amministrazioni, realtà sociali e culturali. E la psichiatria in Regione Lombardia assumerà, anche con la riforma, sicuramente, un livello di primo piano". Così ha dichiarato ai giornalisti il vice presidente e assessore regionale alla Salute Mario Mantovani a margine del suo intervento al workshop 'La psichiatria nel sistema sanitario lombardo'.

LA PSICHIATRIA IN LOMBARDIA - Un incontro di lavoro e progettazione all'interno del più ampio spazio del progetto '2014 Motore Sanità - Il nuovo patto Stato-Regioni: tra tagli ed efficienza', a Palazzo Pirelli. "Il tema è importante e molto delicato anche a fronte dei numeri: in tutta Europa i disturbi mentali sono in aumento e si calcola che 50 milioni di persone soffra di qualche disagio psichico. E l'Italia non è da meno - ha detto l'assessore alla Salute all'apertura dei lavori - con una prevalenza di disturbi mentali della popolazione pari all'8 per cento: una percentuale in aumento rispetto a dieci anni fa".


INTERVENTI INTEGRATI - "Uno scenario che rende indispensabile curare e gestire tali situazioni con opportuni interventi integrati, avendo ben presente che spesso è necessario affrontare anche problemi sociali connessi alla malattia stessa: esclusione, emarginazione, scarso inserimento nella rete sociale". "Anche i numeri della sola Lombardia - ha fatto inoltre rilevare Mantovani - bastano a delineare bene la complessità della situazione: gli utenti presi in carico ai Cps (Centri psico-sociali) per 100.000 abitanti sono passati dai 1180 nel 2007 ai 1397 del 2012".


STANZIATI 435 MILIONI - "Fino a oggi la risposta di Regione Lombardia - ha sottolineato Mario Mantovani - è stata ben strutturata e articolata: per il 2014 il Servizio sanitario regionale ha infatti erogato circa 360 milioni di euro per prestazioni di psichiatria; circa 75 milioni per prestazioni di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, per un totale di 435 milioni di euro, cifra che rappresenta storicamente il valore più alto per tale tipologia di spesa per la nostra Regione".


PERSONALIZZARE PROGETTI TERAPEUTICI - "La sfida da affrontare - ha puntualizzato il vice presidente di Regione Lombardia - nel prossimo futuro sarò quella di garantire accessibilità alle prestazioni sanitarie di psichiatria: la presa in carico, la continuità delle cure e la possibilità di personalizzazione del progetto, con una particolare attenzione non solo ai disturbi gravi, persistenti e complessi, ma anche a quelli comuni come depressione e disturbi d'ansia e a quelli relativi ad infanzia e adolescenza, purtroppo in aumento". "Per quanto riguarda invece la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari - ha concluso Mantovani - con la Legge 9/2012, la Regione con due delibere ha già predisposto i programmi attuativi di questa legge che prevedono un'attività sul territorio strettamente correlata tra strutture giudiziarie, da un lato, e sanitarie dall'altro, a seguito di un efficace intervento di formazione sui vari operatori".
(Fonte Lombardia Notizie)


ALCUNI SCATTI  durante il WS La psichiatria nella riforma del sistema lombardo (a cura d L.Donofrio )           







domenica 26 ottobre 2014

Pensioni 2014: ecco la cronaca dell'assurdo su pensione anticipata per precoci e usuranti

Non si le polemiche tra i lavoratori e i futuri pensionandi, dopo che il progetto Damiano è stato definitivamente abbandonato e ora si è passati alla proposta delle "mini pensioni" destinata ai tanti lavoratori rimasti disagiati in seguito alla Riforma Fornero. Per chi non lo sapesse stiamo parlando di una platea molto vasta, composta da:
  • esodati, rimasti senza impiego e contemporaneamente senza pensione, a causa dell'innalzamento del paletto anagrafico o contributo avvenuto circa tre anni fa. Per loro è stata attualmente approvata la sesta misura di salvaguardia dal Parlamento, ma con scadenza al 2016;
  • lavoratori precoci, rimasti bloccati sul lavoro nonostante il raggiungimento dei 42 anni di contribuzione, poiché non hanno ancora raggiunto i 62 anni di età. Si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare in giovanissima età (prima dei 20 anni) e che di fatto restano bloccati fuori dall'Inps nonostante oltre quattro decenni di versamenti;
  • persone che hanno svolto lavori usuranti e che non possono uscire dal lavoro sempre per l'innalzamento dell'età anagrafica uguale o superiore ai 62 anni. In questi casi si tratta di individui logorati da attività pesanti, che non hanno più le possibilità fisiche per poter proseguire nella vita attiva;
  • insegnanti e personale ATA quota 96 della scuola. Si tratta di un caso molto particolare, perché i requisiti per il pensionamento sarebbero stati già maturati;
  • più in generale, tutte le persone che sono rimaste disoccupate in età avanzata avendo terminato i sussidi di welfare, che non possono accedere al pensionamento a causa delle regole maggiormente stringenti.
È evidente che quando i motivi di urgenza hanno spinto i legislatori ad approvare una riforma previdenziale tanto severa, non si sono ben considerati tutti i possibili risvolti di disagio che sono poi andati a pesare sulle spalle dei lavoratori. Purtroppo negli ultimi anni non si è ancora riusciti a realizzare delle vere e proprie sanatorie, tanto che il problema sembra destinato a non trovare una soluzione nel breve periodo. 
La legge di stabilità 2015 ignora il Progetto Damiano, esce l'ipotesi delle mini pensioni. Ma i lavoratori si arrabbiano per l'ingiustizia subita
L'ultima possibilità di una svolta, perlomeno destinata ai casi più gravi, sembrava poter arrivare con la legge di stabilità 2015; il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti aveva inizialmente ipotizzato un intervento sulla falsariga del Progetto Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. L'idea era quella di offrire l'APA (assegno pensionistico anticipato), in pratica una forma di pensionamento anticipato con 62 anni di età e 35 di contribuzione, a patto di accettare il 2% di penalizzazione sulla mensilità erogata. Anche questa ipotesi sarebbe però saltata definitivamente in seguito alla bocciatura dei tecnici della Ragioneria dello Stato, che ha stimato costi enormi (tra i 30 e i 40 miliardi di euro). Ora si cercherà di porre rimedio con le mini pensioniipotizzate dal neo Commissario Inps Tiziano Treu: una forma diprestito pensionistico da parte dell'Inps, che andrà restituito con delle trattenute sulle pensioni future. Sarà la volta buona? Di sicuro resta il fatto che la vicenda sta ormai assumendo contorni assurdi, tanto che al crescere del disagio provato dai lavoratori cresce anche il malcontento, così come si evince dai commenti dei nostri lettori. Vi ricordiamo che se desiderate restare aggiornati sul tema, potete utilizzare il tasto "segui" in alto.

Una disposizione eccezionale della Riforma Fornero del 2011 per i lavoratori dipendenti del settore privato


 
La riforma Fornero del 2011 ha previsto alcune deroghe in favore dei lavoratori dipendenti del settore privato. Si tratta della disposizione contenuta nell'articolo 24, comma-15 bis del Dl 201/2011 convertito con legge 214/2011 in cui si prevede che, in via eccezionale, i lavoratori e le lavoratrici dipendenti del settore privato iscritti all'Ago e alle forme sostitutive della medesima possono conseguire il trattamento anticipato al compimento di 64 anni di età in deroga alle nuove norme introdotte dalla Riforma Fornero. Per fruire della norma gli interessati devono aver raggiunto almeno 60 anni di età e 35 di contributi ed il contestuale perfezionamento della quota 96 (con le eventuali frazioni di anno) entro il 31 dicembre 2012. 
Per le lavoratrici dipendenti del settore privato i requisiti possono anche essere raggiunti con 60 anni di età e 20 di contributi sempre entro il 31.12.2012. 
Il vantaggio consiste dunque in un anticipo della pensione di circa 2 anni rispetto ai nuovi requisiti per il trattamento di vecchiaia come individuati dalla riforma Fornero, che come è noto, sono pari a 66 anni.
L'Inps ha di recente precisato che la normativa in questione è fruibile però solo dai lavoratori che alla data del 28 dicembre 2011 svolgevano attività di lavoro dipendente. Pertanto i lavoratori che abbiano perso il posto di lavoro e risultino inoccupati alla data del 28 dicembre 2011 sono esclusi dal beneficio. Così come restano esclusi i lavoratori del settore pubblico (ed linea generale tutti gli iscritti alle casse della gestione ex Inpdap indipendentemente dal tipo di lavoro svolto alla data del 28.12.2011; messaggio Inps 219/2013).
Nessuna perdita del beneficio invece nel caso in cui l'interessato a tale data avesse una sospensione del rapporto di lavoro (come ad esempio la cassa integrazione guadagni); ammessa anche dall'Inps la possibilità che il soggetto passi nella gestione autonoma o in altra categoria successivamente al 28 dicembre 2011. Quel che conta, secondo quanto precisato dall'Inps, è che alla data del 28.12.2011 il lavoratore avesse lo status di "lavoratore dipendente del settore privato". 
Però, nel caso in cui il lavoratore utilizzi contribuzione accreditata nella gestione autonoma, questi dovrà perfezionare i requisiti (piu' elevati) vigenti in tale gestione.
La Stima di Vita - Anche il requisito anagrafico di 64 anni si adegua la stima di vita Istat. Pertanto dal 2013 la pensione potrà essere conseguita in realtà a 64 anni 3 mesi e dal 2016 a 64 anni 7 mesi di età anagrafica. Per quanto riguarda il regime delle decorrenze anche questi lavoratori hanno ottenuto la disapplicazione della finestra mobile di accesso, quindi la decorrenza della prestazione pensionistica avverrà il primo giorno del mese successivo al perfezionamento del requisito.

Per il momento i lavoratori del settore pubblico, come già detto, sono rimasti esclusi dal beneficio. Diversi progetti di legge tuttavia premono affinchè la normativa sia estesa anche in loro favore.
Vai al Dossier dedicato alle Pensioni

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giovedì 23 ottobre 2014

Legge di Stabilità 2015: cambiamenti al testo

Il governo Renzi riceve la lettera con i rilievi UE mentre la Legge di Stabilità 2015 arriva al Quirinale: ecco le modifiche dell'ultima versione.
Bollinata la Legge di Stabilità 2015 dalla Ragioneria dello Stato, il testo definitivo arriva al Quirinale. Il Ddl ora deve essere attentamente esaminato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A comunicare il passaggio ufficiale della Legge di Stabilità al Colle è stato lo stesso Ministro dell’Economia e Finanze con un tweet:
”Completato il corredo tecnico dalla Ragioneria Generale dello Stato il Ddl Stabilità viene ora trasmesso al Quirinale”.

=> Legge di Stabilità al Quirinale: criticità per UE e Regione

La Legge di Stabilità arrivata al Quirinale presenta modifiche dell’ultima ora rispetto al testo varato in CdM, evidentemente non definitivo: da quanto emerge dalle anticipazioni (per la conferma bisogna aspettare di leggere il testo)  si parla di aumento retroattivo di tasse e aliquote IRAP e novità in tema di fondi pensione e di assunzioni agevolate.

Assunzioni agevolate

Uno degli obiettivi dichiarati da Renzi e Padoan è di generare, con le misure nella Legge di Stabilità, almeno 800mila posti di lavoro, grazie alle nuove misure per la decontribuzione sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato (che però vanno a cancellare gli attuali sgravi contributivi). Avendo abrogato gli incentivi alle imprese sui contratti ad apprendisti e disoccupati, per raggiungere l’obiettivo il Governo ha dovuto innalzare da 6.200 a 8.060 euro l’anno il tetto massimo dei nuovi sgravi contributivi sulle nuove assunzioni dal 2015.

=> Confronta nuove e vecchie assunzioni agevolate

Aumento tasse retroattivo

  • aumento retroattivo della tassazione sui dividendi di enti non commerciali e fondazioni bancarie;
  • aumento retroattivo sui proventi dei fondi pensione con aliquota dall’11,5 al 20%;
  • ritorno dell’aliquota IRAP al 3,9% (portata al 3,5% dall’ultimo decreto IRPEF).

Pensioni

A compensare l’incremento dell’aliquota sui fondi pensione, a quanto sembra viene previsto uno sconto per i riscatti avvenuti nel corso dell’anno. Dal 2015 scatteranno invece gli aumenti per Casse di previdenza e rivalutazione del TFR, quando le aliquote passeranno rispettivamente dal 20 al 26% e dall’11 al 17%. Per chi percepisce una doppia pensione INPS-INPDAP, infine, l’assegno dal 2015 arriverà ogni 10 del mese. La novità vede coinvolti circa 800.000 pensionati.

=> Pensioni e Legge di Stabilità: SOS slittamento

Bonus figli

La Legge di Stabilità 2015 sembra che voglia introdurre un assegno mensile di non meno di 900 euro l’anno (80 euro al mese) alle neo-mamme, concesso per 3 anni a partire dal 2015, a patto che il reddito ISEE non superi i 30.000 euro. Non è chiaro ancora il tutto (tetto di reddito: 36mila euro ISEE pari a 90mila euro l’anno? Niente tetto dal terzo figlio in poi? Assegno unico o contributo mensile?) , con l’Esecutivo che si esprime che si esprime per mezzo di tweet personali invece che optare per comunicati stampa ufficiali.

=> Legge di Stabilità: dal 2015 bonus bebè

Rilievi UE

Nel frattempo il focus si sposta sulla lettera della UE all’Italia sulla Legge di Stabilità. Il premier non si è mostrato preoccupato, definendola «naturale» e non sufficiente per parlare di “bocciatura”. Tra i rilievi tecnici sollevati dalla Commissione sulla Legge di Stabilità ci sono:
  • mancato rispetto dell’obbligo di ridurre di mezzo punto il deficit strutturale;
  • solidità di entrate e coperture;
  • effetti e calendario delle riforme.
Il portavoce del commissario agli affari economici Jyrki Katainen rassicura  comunquesul giudizio finale dell’Unione, che non sarà necessariamente negativo:
«Le consultazioni in corso in queste ore sulla Legge di Stabilità non pregiudicano il giudizio finale della Commissione», ci sono «consultazioni tecniche in corso con alcuni Stati, se servissero nuove informazioni possono essere chieste». «Non una è minaccia, ma l’avvio di una collaborazione», sottolinea, e nella lettera UE si legge: «la Commissione intende continuare il dialogo costruttivo con l’Italia per arrivare alla valutazione finale della manovra e gradirebbe il vostro punto di vista non appena possibile e preferibilmente entro il 24 ottobre per consentirci di tener conto delle valutazioni italiane nella prossima fase».
Per approfondimenti: MEF – Lettera UE

Fonte PMI Francesca Vinciarelli 24 ottobre 2014

mercoledì 22 ottobre 2014

Pensioni e Legge di Stabilità: SOS slittamento e pagamenti


Nella Legge di Stabilità 2015 uno slittamento al 10 del mese per almeno 800mila pensioni erogate dall'INPS, con ricadute sul pagamento di utenze, mutui e affitti: rischio morosità e conti in rosso.


Il pagamento delle pensioni slitta al 10 del mese: la novità nella Legge di Stabilità ha provocato un immediato coro di polemiche da parte di sindacati e associazioni dei consumatori. Per rassicurare i pensionati, tuttavia, è giunto un chiarimento INPS: soltanto chi riceve doppia pensione INPS-INPDAP (800.000 pensionati) riceverà l’assegno a partire dal 10 del mese. Gli altri (15 milioni) riceveranno l’assegno INPS il primo del mese o l’assegno INPDAP il 16 del mese (come adesso).


sindacati dei pensionati (Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp) hanno comunque reso noto che la modifica non è sufficiente: 

«Questo non ci basta e ci batteremo affinché la norma sia ritirata per tutti, anche per quegli 800.000 che hanno la doppia pensione INPS-INPDAP». 

Prestazioni slittate

La norma (articolo 26, comma 3) rinvia al10 del mese (o al primo giorno successivo non bancabile, se il 10 è un festivo) il pagamento dei trattamenti previdenziali corrisposti dall’INPS, a partire dal primo gennaio 2015 (pensioni, indennità di accompagnamento per invalidi civili, rendite vitalizie dell’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) per razionalizzare e uniformare procedure e tempi di pagamento delle prestazioni corrisposte dall’INPS, secondo la cuiinterpretazione, il campo di applicazione si restringe alle pensioni doppie INPS-INPDAP.


Effetti sui pagamenti

Il problema è che lo slittamento rischia comunque di avere un impatto negativo sui pagamenti di utenze, mutui e affitti, che spesso avvengono i primi del mese. Per quanto ora il problema non riguardi più milioni di Italiani. Spiega Carlo Rienzi, presidente delCodacons:

«Il posticipo dei pagamenti creerà un gap che, oltre a produrre evidenti disagi, potrebbe mettere in seria crisi la liquidità di migliaia di anziani, con conti bancari in rosso e pagamenti di commissioni in favore delle banche».

Daniele Barbieri, segretario del SUNIA (sindacato inquilini) rileva come forse non siano stati «valutati gli effetti reali»:
«ricevere la pensione il 10 del mese significa non poter pagare in tempo tutte leutenze (elettricità, telefonia, gas eccetera). E ancora più pesante sarà non poter saldare la rata del mutuo della propria casa o di quella dei figli. In questi casi si diventa morosi e, nel caso del mutuo, il conto può andare in rosso con drammatici effetti sui pagamenti di interessi e sanzioni». Meno gravi, invece, gli effetti sul pagamento degli affitti: «Qui c’è una tolleranza di 20 giorni prima di essere considerati morosi», ma in compenso il problema del pagamento ritardato ricade sul proprietario

Fonte PMI Barbara Weisz 22 ottobre
 

domenica 19 ottobre 2014

E se a fare la rivoluzione ci pensassero i nonni?


«Rischiavano la strada e per un uomo ci vuole pure un senso a sopportare di poter sanguinare e il senso non deve essere rischiare, ma forse non voler più sopportare». Così cantava De Andrè nel suo celeberrimo album del 1973 “Storia di un impiegato”, dando voce con canzoni rimaste nella leggenda a una generazione che si affacciava sulla scena pubblica con la prepotenza e l’urgenza degli atti rivoluzionari.

A distanza di 40 anni, mutate alcune condizioni sociali, infranto il sogno di equità e di giustizia sociale, un giornalista del Corriere della Sera, Matteo Speroni capovolge quel paradiga nel suo secondo romanzo, “Brigate Nonni” (Cooper edizioni). Come si intuisce già dal titolo, nel divertente e grottesco racconto di Speroni, a tentare la rivoluzione in una Milano di un futuro prossimo che somiglia spaventosamente al presente che stiamo vivendo in queste ore, non sono i giovani bensì gli anziani che non hanno nulla da perdere perché non avranno la pensione. Non hanno diritto a vivere quel che gli resta della loro vita, non hanno diritto di cittadinanza.

«Gli anziani - commenta Speroni - da un punto di vista letterario permettono una narrazione molto più grottesca e divertente: dal punto di vista esistenziale e filosofico una rivoluzione fatta da giovani è la proiezione di speranze ma fa ancora parte del campo delle scelte perché hai tutta la vita davanti, mentre fatta da vecchietti è il dover combatter per disperazione, è una necessità esistenziale e storica». E quegli anziani disperati che immagina Speroni in un prossimo futuro siamo noi precari del 2011. Noi insegnanti, ricercatori, giornalisti, medici, avvocati, operatori di call center. La generazione a perdere di oggi. Che oggi è assuefatta. Domani, invece, si “arma” e mette a repentaglio la struttura stessa del sistema Italia e forse, dell’Europa. «Sono stupito anche io dall’intuizione che ho avuto», dice l’Autore riferendosi al crollo delle Borse di questi giorni, al presidente del Consiglio e alle lettere che scrive, al differenziale dello Spread, ma soprattutto alla gente che nei bar e nei supermercati sospira e si chiede «finiremo come la Grecia?».

«Ho cominciato a pensare a questo romanzo un paio di anni fa, perché è ormai diffusa l’idea nella mia generazione (io ho 45 anni) e in quella più giovane soprattutto che la pensione non l’avremo mai, ho cominciato quindi a riflettere sul fatto che in effetti è passato nella coscienza collettiva con rassegnazione il concetto che diverse generazioni lavoreranno senza arrivare mai a niente, allora ho pensato di costruire un racconto di fantasia nel quale in un futuro immaginario alla soglia della vecchiaia alcuni personaggi si accorgessero di non avere i soldi per l’ultima parte della vita». «Disperazione» è la parola chiave di Speroni, quella che a noi, nel 2011 manca, quella che forse in un futuro prossimo invece sarà la cifra palpabile del cambiamento necessario.

«Oggi subiamo in modo acritico, siamo rassegnati, c’è come una forma di assuefazione alla corruzione che è il male principale del nostro paese. La seconda Repubblica nasce dopo Tangentopoli, quindi dopo un’alba di speranza che si è rivelata un’illusione; se molto denaro non venisse disperso nella corruzione non ci troveremmo in questa situazione economica». Invece la “molla” potrebbe scattare tra qualche anno. Quando sarà negato anche il diritto a vivere quel che resta della propria esistenza. «Già oggi l’età pensionabile si sposta sempre più avanti: nei libri faccio la metafora del maratoneta il cui traguardo si allontana sempre e poi la quantità di denaro destinato alla previdenza è sempre più esigua. Per questo ho immaginato che tra qualche anno ci troveremo in una situazione senza ritorno e allora mossi dalla disperazione gli anziani decidono di giocare l’ultima carta che è quella di ribellarsi».

Dunque in “Brigate Nonni” succede che centinaia di migliaia di pensionati (tra i 60 e i 70 anni) scoprono che le casse della Previdenza sono vuote a causa della corruzione, della dissolutezza dei governanti, della disoccupazione, degli inganni di una cattiva gestione statale. Allora, un gruppo di anziani disperati decide di fare la rivoluzione, sullo sfondo che vorrebbe essere surreale (ma che sembra tremendamente attuale) di un’Italia allo sfascio, divorata da se stessa. Ai pensionati si uniscono altri emarginati, immigrati, vagabondi, tutta l’umanità varia che a De Andrè sarebbe piaciuta moltissimo («il filtro è stato, appunto la disperazione. Chi è emarginato, disperato e non ha speranza di costruirsi un futuro non ha nient’altro da perdere e allora si ribella», dice l’Autore).

Lo sfondo in cui si muovono è una Milano decadente, corrosa, frammentata in ghetti e suk, con qualche oasi residenziale per ricchi. Protagonista del romanzo la “frangia” Stella del Mattino, che guida la rivolta del Paese e fa capo a Vincent, tassista abusivo ultrasessantenne, appassionato di semiotica. In un’ambientazione drammatica e bizzarra, talvolta comica, si muovono anche le forze dell’ordine, alla caccia dei “terroristi”. Mentre tumulti di ogni genere devastano il Paese, si sviluppano le storie umane dei personaggi e si evolve la trama del libro che culminerà nella “Grande operazione di primavera”, organizzata da Vincent e i suoi compagni. Non a caso Luca Telese ha definito il lavoro di Speroni il «primo romanzo del filone orrorifico presidenziale». «E’ il primo libro che decodifica un luogo comune: è cioè che debbano essere i giovani a ribellarsi- continua il giornalista- invece no, perché siamo tutti un frammento di crisi, spero no tutti un po’ black block».

«Nel libro la ribellione pura non porta a cose positive ma questa poi è la trama del romanzo, lasciamo l’esito a chi lo leggerà», dice Speroni. Che sia, questo romanzo, una profezia che si autoavveri? «Un romanzo è un terreno di discussione per tutte le ipotesi di futuro ma è un romanzo. Spero che ci sia un sussulto di responsabilità da parte di tutti ma sopratutto da parte di chi ci governa perché si trovi una soluzione che permetta agli anziani di condurre una vita dignitosa e ai giovani di avere un futuro, che non si debba arrivare a ciò che io ho immaginato nel libro»
LINK 
http://www.unita.it/culture/e-se-a-fare-la-rivoluzione-br-ci-pensassero-i-nonni-1.349658

FONTE L'UNITA'


LEGGI  San Fele24ore: E se a fare la rivoluzione ci pensassero i nonni?: ...

mercoledì 15 ottobre 2014

LA PSICHIATRIA NELLA RIFORMA DEL SISTEMA LOMBARDO.

Il prossimo 27 Ottobre a Palazzo Pirelli, in Via Fabio Filzi 22, presso la Sala Pirelli, a Milano, dalle 14 alle 18,30 si terrà un nuovo workshop dal titolo LA PSICHIATRIA NELLA RIFORMA DEL SISTEMA LOMBARDO.

Il
 modello della psichiatria lombarda, nel corso di un trentennio, ha realizzato la continuità assistenziale tra ospedale e territorio garantendo al contempo gli interventi in acuzie, la presa in carico dei casi complessi e una diffusa assistenza ambulatoriale territoriale per i disturbi emotivi comuni e le patologie ad elevato impatto epidemiologico quali i disturbi d’ansia, i disturbi depressivi, i disturbi del comportamento alimentare e i disturbi di personalità.

L'obiettivo è quello di approfondire le principali tematiche attuali relative all’assistenza psichiatrica collocandole nello scenario della riforma del sistema socio-sanitario lombardo sulla base delle indicazioni presentate nel recente “Libro Bianco” sullo sviluppo del sistema.
Nell’ambito di tre tavole rotonde 
1. La sfida dell’integrazione nell’area della salute mentale: criticità attuali e prospettive future nel sistema sanitario lombardo; 
2. I pazienti con disturbo psichico e autori di reato: il progetto lombardo per il superamento degli OPG; 
3. Un nuovo modello di finanziamento per i pazienti con disturbo psichico grave in cura dei DSM: la sperimentazione regionale - saranno approfondite le tematiche dell’integrazione nell’area della salute mentale, i percorsi di cura da garantire per i soggetti con disturbo psichico autori di reato, e i nuovi modelli di finanziamento per l’assistenza psichiatrica in fase di sperimentazione.
Il workshop si concluderà con la presentazione delle linee guida del riordino del SSR lombardo
*L'iscrizione è gratuita fino ad esaurimento posti, previa compilazione e
restituzione dell'allegato modulo compilato in ogni sua parte.*

SCHEDA D’ISCRIZIONE e PROGRAMMA clicca QUI

venerdì 10 ottobre 2014

Riforma Pensioni, un anticipo sino a 5 anni per gli invalidi oltre il 46%

Possibilità per gli invalidi per qualsiasi causa, ai quali sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 46 per cento, ma inferiore al 74 per cento, di richiedere per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, il beneficio di un mese di contribuzione figurativa. Fino ad un massimo 5 anni valutabili ai soli fini del diritto alla pensione e dell'anzianità contributiva. E' quanto prevede il ddl 682 presentato al Senato da Nicoletta Favero (Pd) Stefania Pezzopane (Pd), Laura Puppato (Pd) e Laura Bignami (Gruppo Misto). 

Il ddl si pone l'obiettivo di rimediare alla situazione di difficoltà in cui si trovano i lavoratori a cui sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 46% ma inferiore al 74% - che la legge attuale tratta al pari dei lavoratori sani - dando loro la possibilità di richiedere per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, il beneficio di un mese di contribuzione figurativa, fino al limite massimo di cinque anni di contribuzione figurativa utile ai soli fini del diritto alla pensione e dell’anzianità contributiva. I lavoratori potenziali beneficiari, secondo quanto si legge nella relazione al ddl,  sono stimabili in circa 400 mila unità.
La proposta è "vecchia" in quanto giace in Senato da oltre un anno e la sua discussione non è stata ancora calendarizzata in Commissione Lavoro di Palazzo Madama. Un ritardo che "pesa" ricorda l'Aduc e varie altre associazioni che tutelano i lavoratori invalidi civili: "l'approvazione del testo sarebbe un segnale importante dato che la Riforma Fornero del 2011, che ha previsto un notevole innalzamento dell’età pensionabile, non ha adeguato la normativa alla realtà dei lavoratori invalidi che dovranno continuare a lavorare fino a quasi 70 anni di età nonostante le loro condizioni di salute".

Con il ddl infatti sarebbero estesi benefici previsti dal comma 3 dell’articolo 80 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 che attualmente consente, a decorrere dal 1º gennaio 2002, ai lavoratori sordomuti e agli invalidi per qualsiasi causa, ai quali sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 74 per cento, di richiedere per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa. Il beneficio, nella forma attualmente vigente, è riconosciuto fino al limite massimo di cinque anni di contribuzione figurativa utile ai soli fini del diritto alla pensione e dell’anzianità contributiva.

La proposta prevede l'estensione di tali benefici anche in favore dei lavoratori ai quali sia riconosciuta un’invalidità superiore al 46 per cento, ma inferiore al 74 per cento. "Questi lavoratori, per i quali è riconosciuto il collocamento obbligatorio, ai fini pensionistici sono equiparati, di fatto, ai lavoratori sani" si legge nella relazione al testo del provvedimento.



Io Invalido del Club in MoVimento TI INFORMO on line: Riforma Pensioni, un anticipo sino a 5 anni per gl...:



Benedizione lunga vita, FederAnziani: grazie, Papa Francesco!

Un grazie a Papa Francesco da tutti i nonni d’Italia per il suo alto messaggio in questa giornata che offre agli anziani, ai giovani, alle famiglie, una nuova prospettiva con cui guardare alla terza età, centrata sull’accoglienza e sull’amore e mai sullo scarto”.Queste le parole con cui FederAnziani, attraverso il suo Presidente Roberto Messina, si è rivolta al Pontefice in occasione della giornata mondiale dedicata agli anziani e ai nonni, riuniti in Piazza San Pietro per incontrare il Santo Padre, evento alla cui realizzazione ha contribuito la stessa FederAnziani.“Gli anziani giunti oggi in Piazza San Pietro – ha aggiunto Messina – sono stati accolti con amore e attenzione, sia attraverso le parole del Santo Padre, che hanno profondamente toccato il cuore di tutti noi, sia attraverso la sensibilità dimostrata verso le loro esigenze nell’organizzazione e nella gestione di un evento di enorme complessità. Non è semplice, infatti, accogliere decine di migliaia di anziani provenienti da tutto il mondo, e in particolare dall’Italia, e se tale accoglienza è stata impeccabile sotto ogni profilo lo si deve alla sensibilità dimostrata dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, guidato da Mons. Vincenzo Paglia.Un ringraziamento speciale va anche ai protagonisti di questa giornata che hanno reso possibile un evento senza precedenti, ovvero le decine di migliaia di anziani e nonni che da tutta Italia e da tutto il mondo sono arrivati stamattina in Piazza San Pietro, affrontando spesso lunghi e faticosi viaggi per dimostrare la loro vicinanza e il loro profondo legame con il Santo Padre”.
FONTE FederAnziani

Categoria: Comunicati Stampa 

mercoledì 8 ottobre 2014

Esenzione TASI per affitti di famiglie e imprese: le soglie minime

Esenzione TASI per immobili in affitto: soglie di rendita minime, calcoli ed esempi pratici su Milano e Roma per abitazioni private e immobili ad uso delle imprese.

Per gli inquilini alle prese con il pagamento TASI 2014 è frequente che l’imposta totale annua risulti inferiore a 12 euro, e che di conseguenza non vada pagata perché sotto la soglia di esenzione. A Milano, ad esempio, la TASI per l’affitto di un appartamento con rendita catastale fino a 850 euro risulta sotto il tetto minimo, per cui si paga solo dai 900 euro circa di rendita in su (comprese le categorie A1, A8, A9); a Roma, invece, i 12 euro vengono raggiunti prima. Vediamo dunque le diverse soglie di rendita sopra cui scatta il pagamento TASI in quanto superiore a 12 euro.

=> TASI per inquilini in affitto: dove e come si paga

Regola generale

Il Comune, con la delibera TASI, stabilisce una quota per l’affittuario dal 10 al 30%. Anche se per l’inquilino l’appartamento fosse prima casa, ai fini dell’aliquota da applicare si deve fare riferimento alla destinazione d’uso del proprietario, calcolando su questa la propria quota: se prevista, si applica l’aliquota per immobili in locazione, diversamente quella per le seconde case, almeno nella maggior parte dei casi; è infatti difficile che un proprietario affitti la sua prima casa, ne qual caso si applicherà l’aliquota per prime abitazioni.
Esempi
  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 10%. Con rendita catastale di 500 euro, l’imponibile è di 84mila euro (rendita rivalutata del 5% e moltiplicata per 160): applicando l’aliquota si ottiene una TASI totale di 67,2 euro, con quota inquilino di 6,7 euro, sotto i 12 euro e quindi con esenzione; con rendita di 900 euro si arriva a una TASI di 121 euro di cui 12,1 euro a carico dell’inquilino, che dovrà quindi pagare in acconto 6 euro (il 50%) in ottobre e il saldo a 16 dicembre.
  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 20%. Con rendita di 500 euro l’imposta spettante all’affittuario è di 13 euro, da versare con acconto di 6,5 euro a ottobre e il restante a dicembre.
  • Aliquota TASI 0,08% e quota inquilino 30%. Con rendita di 500 euro la quota inquilino è intorno ai 20 euro, mentre la soglia di esenzione è intorno ai 300 euro di rendita.
Applichiamo questi calcoli alle delibere di Milano e Roma, segnalando sopra quale rendita catastale il locatario dovrà pagare l’acconto TASI del 16 ottobre per tutte le tipologie di immobili (abitazione o imprese).

=> TASI: Guida al calcolo online e compilazione F24

Milano

La quota inquilino è pari al 10% con aliquota per abitazioni locate dello 0,08% e soglia di esenzione intorno ai 900 euro di rendita. Il Comune applica la stessa aliquota anche per affitto di uffici (categoria A10), laboratori artigiani (C3), negozi e botteghe (C1), immobili produttivi (gruppo D, tranne D5). I calcoli, però sono diversi perché cambiano icoefficienti.
  • Negozio o bottega (C1) moltiplicatore 55: non si paga fino a una rendita catastale di 2.500 euro. A 3mila euro scatta ad esempio una TASI di 13 euro annua da pagare.
  • Laboratorio artigiano (C3) moltiplicatore 140: non si paga fino a una rendita di mille euro, mentre a 1.100 euro circa scatta una TASI annua di 12,94 euro .
  • Immobile d’impresa (gruppo D, tranne D5) moltiplicatore 60: non si paga fino a una rendita di 2.100 euro.
  • Ufficio/studio (A10), banche/assicurazioni (D5) moltiplicatore 80: non si paga fino a rendite catastali di 1.700 euro. A 1.800 euro scatta una TASI annua di 12,10 euro  da pagare.

Roma

La quota inquilino è pari al 20%, l’aliquota TASI per gli immobili diversi dalla prima casa è anche qui allo 0,08%. Per gli immobili locati ad uso abitativo, la soglia di esenzione scatta sopra i 440 euro di rendita catastale: a 450 euro, infatti, la quota inquilino è di 12,09 euro.  Vediamo i calcoli per le altre categorie di immobiliapplicando i diversi coefficienti:
  • Negozio o bottega (C1): con rendita di 1.250 euro non si paga, a 1.300 scatta una TASI di 12,1 euro.
  • Laboratorio artigiano (C3): fino a 500 euro di rendita non si paga perchè l’imposta è sotto i 12 euro. Se la rendita è di 550 euro è dovuta una TASI di quasi 13 euro.
  • Immobile d’impresa (gruppo D, tranne D5): fino a 1.000 euro di rendita non si paga , a 1.100 euro scatta una TASI inquilino di 12,01.
  • Ufficio/studio (A10), banche/assicurazioni (D5): fino a 850 euro di rendita catastale non si paga perchè sotto i 12 euro    FONTE PMI

 

lunedì 6 ottobre 2014

Canone Rai: riforma in arrivo, addio bollettini

L'importo del Canone RAI dipenderà dalla capacità di spesa delle famiglie e dai consumi e vengono eliminati i bollettini: i dettagli del decreto del MiSE.

Si lavora per ridefinire le regole del Canone RAI al Ministero dello Sviluppo Economico, tra le novità la rimodulazione delle quote da versare che andranno dai 35 ai 60 euro in base al reddito e norme sui finanziamenti alle TV locali. Viene inoltre eliminato il bollettino individuale per il versamento della tassa sul possesso dell’apparecchio televisivo, introducendo un meccanismo per il calcolo dei consumi delle famiglie. La misura si inserisce in un percorso intrapreso dall’attuale governo Renzi volto alla semplificazione degli oneri burocratici, alla dematerializzazione e alla lotta all’evasione fiscale, che nel caso del Canone RAI è stimata intorno al 27% (circa 600 milioni di euro l’anno) su un 98% di famiglie che secondo le indagini di mercato possiede una TV.

=> Canone RAI su tablet e pc in azienda: chi deve pagare

Riducendo drasticamente la possibilità dievasione sarà possibile abbassare anche l’importo del canone legandolo al reddito e ai consumi delle famiglie. Il collegamento con il reddito familiare potrebbe essere realizzato inserendo nelle dichiarazioni IRPEF l’eventuale possesso di un apparecchio televisivo. Possibile anche che l’imposta venga parametrata in base ai consumi degli utenti e che una parte degli incassi derivanti dalla vendita dei biglietti della Lotteria Italia venga destinata al finanziamento della TV di Stato.

=> Canone RAI: confermata la legittimità

Iter

Perché le modifiche siano in vigore già dall’appuntamento 2015 con il Canone RAI, è necessario che il decreto venga approvato in Consiglio dei Ministri entro la prima parte di novembre per poi essere poi convertito in legge entro la fine del 2014. Nei prossimi giorni il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli incontrerà il premier Renzi per discutere sul progetto di revisione del Canone RAI.

domenica 5 ottobre 2014

Riforma Pensioni, anche i docenti ottengono l'anticipo della pensione

I lavoratori del comparto scuola che hanno fruito dei congedi e dei permessi nel 2011 potranno partecipare alla salvaguardia a condizione che maturino la decorrenza della pensione entro il 6 gennaio 2016.
Gli insegnanti e il personale Ata che nel 2011 hanno fruito dei congedi e/o dei permessi per assistere un familiare disabile ai sensi della legge 104/1992 potranno continuare a beneficiare delle previgenti regole pensionistiche a condizione che, secondo le vecchie regole di pensionamento, maturino i requisiti didecorrenza della prestazione entro il 6 gennaio 2016. E' quanto prevede il ddl 1558 approvato questa settimana dal Senato in via definitiva; la pubblicazione del testo in GU dovrebbe avvenire entro pochi giorni. Si tratta dell'unica misura che è passata in favore degli insegnanti e del personale Ata dopo la chiusura del governo - almeno sino ad oggi - alla soluzione della vicenda dei quota 96 della scuola.
Calcolatrice alla mano significa in pratica che chi ha raggiunto un diritto a pensione con la vecchia normativa (cioè ha perfezionato il quorum 97,3 con almeno 61 anni e 3 mesi di età ed un minimo di 35 di contributi, oppure 40 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica) entro il 31 Dicembre 2014 (un anno prima rispetto al paletto del 6 gennaio 2016 perchè la vecchia normativa prevedeva l'applicazione di una finestra suppletiva annuale) potrà presentare domanda di ammissione alla salvaguardia.
Occhio poi alle scadenze per l'ammissione al beneficio. Gli insegnanti avranno 60 giorni di tempo dalla pubblicazione in GU del ddl 1558 per presentare domanda di ammissione alla salvaguardia con modalità che saranno presto rese note. Poi, verso fine Febbraio, gli interessati dovranno presentare al Miur la domanda di cessazione dal servizio subordinata all'inclusione nella graduatoria.
Se risulteranno nella graduatoria dei beneficiari (per profilo in parola ci sono 1800 posti disponibili) il collocamento in quiescenza potrà già arrivare dal prossimo 1° Settembre 2015 (a condizione però che entro tale data l'Inps avrà terminato la formazione della graduatoria). Buone notizie anche per labuonuscita: la prima tranche sarà pagata, nella maggior parte dei casi, decorsi 24 mesi dalla data di presentazione delle dimissioni senza ulteriori dilazioni.
Quota 96 della scuola -  I lavoratori del comparto scuola che non hanno fruito nel 2011 dei permessi e/ dei congedi di cui alla legge 104/92 ma che hanno maturato un diritto a pensione entro la fine dell'anno scolastico 2011/2012 - sono circa 4mila in tutto e probabilmente anche meno - dovranno invece sperare che la legge di stabilità contenga una ulteriore deroga in loro favore.


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